il fascismo
Problemi in Italia post guerra:
Nel 1919 Le truppe italiane che avevano occupato Fiume durante la guerra si rifiutarono di evacuarla e D'Annunzio le raggiunse con un corpo di combattenti, scatenando una crisi internazionale. In più il governo cadde e gioito divenne ancora presidente del consiglio e nel 1920 risolse la questione fiumana diplomaticamente: Fiume divenne indipendent, Zara passò all'Italia e la Dalmazia alla Iugoslavia (trattato di rapallo)
La destra irredentista e la borghesia nazionalista erano discordi con questa soluzione è continuarono a manifestare contro la politica.
La sinistra manifestava invece fuori dalle fabbriche: il movimento operaio e le rappresentanze dei lavoratori si stavano allargando. Nel 1919 però durante la terza internazionale Lenin impose ai partiti operai europei di rovesciare il sistema borghese con una rivoluzione sovietica: questa scelta fu accolto solo dalle minoranze dei partiti socialisti e diede obbiettivi irraggiungibili agli operai. Tra il 1919 e il 1920 ci fu in Italia una serie di scioperi che diede luogo al biennio rosso. Nel 1920 la situazione esplose in alcune città quando gli imprenditori risposero agli scioperi con la serrata, ovvero la chiusura degli stabilimenti come rappresaglia: gli operai risposero occupando le fabbriche e continuando la produzione sotto la direzione dei soviet operai. Gli imprenditori chiederemo l'intervento dell'esercito contro gli operai Giolitti mediò la situazione inducendo gli imprenditori a concepire aumenti salariali e gli operai a sgombrare le fabbriche.
Il biennio rosso si concluse in Italia con l'apparente vittoria dei lavoratori. In realtà il movimento si indebolì a causa della scissione del partito socialista: nel 1921 infatti venne creato il partito socialista guidato da Gramsci e di cui faceva parte Togliatti.
Durante il biennio rosso ci furono anche rivolte di lavoratori agricoli con l'occupazione di terre incolte. Contadini erano organizzati in leghe rosse socialiste e leghe bianche cattoliche. Nel 1919 il Vaticano prese una decisione storica: permise a don Luigi Sterzo di fondare il partito popolare italiano, basato sui valori cattolici e a favore di riforme per i contadini.
Lo scipero agrario e l'occupazione delle terre incolte segnarono il decollo del fascismo. Nel marzo 1919 Mussolini (ex socialista ora nazionalista e antisocialist) fondò i fasci di combattimento a Milano. Erano un organizzazione paramilitare composta dal ceto medi: tutti erano ex combattenti delusi dalla pace e volevano abbattere il sistema parlamentare; sognavano una rivoluzione di destra per rifondare la società italiana e ritenevano legittimo l'uso della forza per imporre le proprie ideidee. Avevano una divisa (camicia nera) ed erano armati e organizzati in squadre d'azione. Mussolini gli aveva dato il compito di effettuare spedizioni punitive contro socialisti e scioperanti. Nonostante il disprezzo dei fasci per i proletari e per la classe dirigente, Mussolini ricevette molti finanziamenti sia dagli agrari che dagli industriali.
Per diversi mesi i fasci rimasero un gruppo esiguo di gente isolata; poi, nel 1920 Mussolini li condusse a Bologna dove, avendo vinto le elezioni, i socialisti imauguravano la nuova amministrazione comunale.
I fatti di palazzo d'Accursio sono considerati dagli storici l'atto di nascita del fascismo.
L'offensiva antisocialista dei fasci ebbe dappertutto le stesse caratteristiche. Le squadre partivano i genere dalle città e attraversavano in camion le campagne dirigendosi verso i centri rurali. Obbiettivo delle spedizioni erano i "comuni rossi", le camere del lavoro, le sedi delle leghe contadine, le abitazioni dei dirigenti sindacali, che furono sistematicamente devastate e incendiate mentre i militanti socialisti venivano sottoposti a violenze ed umiliazioni e spesso costretti a lasciare il paese.
Gli effetti delle spedizioni soddisfecero in pieno le attese del padronato, perché dal 1920 al 1921 gli scioperi nell'agricoltura e nell'industria si dimezzarono. Il prezzo pagato dai lavoratori fu di 1500 morti e un numero molto più alto di feriti. Le spedizioni delle squadracce ebbero anche un'altra conseguenza: i fasci che erano il simbolo stesso dell'illegalità, a causa dell'importanza dello stato cominciarono ad apparire ad una parte crescente dell'opinione pubblica come l'emblema della legge e dell'ordine: un rovesciamento di valori che l'Italia avrebbe presto pagato caro.
Nel 1921 la lista fascista partcipò alle elezioni ed entrò in parlamento con 35 deputati. Poco dopo il governo Giolitti cadde e Mussolini trasformò i fasci di combattimento in partito nazionale fascista.
L'occasione per rafforzare ulteriormente la sua posizione si presentò quando il 1° agosto 1922 la Cgl proclamò lo sciopero generale. Questa decisione era altamente impopolare sia perchè priva di obbiettivi concreti sia perché infliggeva un nuovo corpo all'economia italiana già fortemente in crisi.
Mussolini scatenò per tutta l'estate le squadre d'azione contro gli scioperanti, poi effettuò una mossa decisiva la cosiddetta marcia su Roma che consisteva nel tentativo di occupare fisicamente la capitale per costringere il re ad affidargli il potere. Il 28 ottobre del 1922 i fascisti giunsero alle porte della capitale l'esercito bloccò tutte le strade d'accesso e si apprestò a disperdersi, ma il re Vittorio Emanuele terzo ordinò di togliere i blocchi e di lasciarlo passare. Anzi il 30 ottobre incaricò Mussolini di organizzare il nuovo governo.
Diventato presidente del consiglio Mussolini per il momento non toccò il parlamento dove continuarono a sedere i deputati dell'opposizione, però prese una serie di provvedimenti che servivano a trasformare lo stato liberare in stato autoritario:
Nel 1924 gli italiani tornarono a votare e il fascismo ottenne una larghissima maggioranza, il 65% dei voti. Questo risultato però era stato ottenuto compiendo numerose irregolarità durante le operazioni elettorali. Esse furono denunciate pubblicamente dal deputato socialista Giacomo Matteotti che, con un infuocato discorso in parlamento, chiese di annullare il voto. Pochi giorni dopo Matteotti scomparve. Tutto il paese si indignò e fu immediatamente chiaro che gli assassini erano fascisti, e molti ritennero che il mandandante fosse Mussolini stesso.
Oggi sappiamo invece che una motivazione per fare un simile gesto Mussolini l'aveva, ed era ancora più grave di un'accusa di brogli elettorali: Matteotti si preparava infatti a denunciare in parlamento una tangente milionaria incassata dal fratello del duce in cambio di un accordo tra l'Italia e una compagnia petrolifera americana.
Se in quel momento di grande sdegno nazionale, socialisti, comunisti e popolari, avessero assunto qualche forte iniziativa politica, forse il fascismo sarebbe stato fermato. Invece i partiti erano divisi e impauriti, discusso molto, ma non fecero nulla. I deputati dell'opposizione si limitavano ad abbandonare il parlamento. Questo gesto fu chiamato "secessione dell'avventino " è il parlamento cessò dunque di riunirsi e Montecitorio chiuse letteralmente il portone. Superate le prime settimane di forte imbarazzo, Mussolini fece riaprire le proprie iniziative il parlamento e, in un famosissimo discorso rivendicò la responsabilità "morale, politica e storica" del delitto, affermando: senile fascismo è stato un associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere.
Poi una serie di atti legislativi, annullo tutti i poteri che il parlamento aveva ottenuto dallo statuto Albertino. Nonostante questo, nessuna voce si levò a protestare anziché provocare la fine dell'avventura fascista il delitto Matteotti fu il segnale della definitiva disfatta dei partiti democratici e di quelli di estrema sinistra.
Così Mussolini procedette alla costruzione del regime. Questa parola indica un governo che si impadronisce di tutte le leve del potere in modo da impedire ai cittadini l'esercizio della democrazia il regime si costituì nel 1926 attraverso le leggi fascistissime. Con una raffiche norme Mussolini:
- Perdita di giovani dopo la guerra
- Debiti con USA
- Inflazione
- Reduci senza lavoro
- L'esempio della rivoluzione sovietica
- Ritardo nell'industria e nell'agricoltura nel sud.
- Legislazione carente
- Vittoria mutilata.
Nel 1919 Le truppe italiane che avevano occupato Fiume durante la guerra si rifiutarono di evacuarla e D'Annunzio le raggiunse con un corpo di combattenti, scatenando una crisi internazionale. In più il governo cadde e gioito divenne ancora presidente del consiglio e nel 1920 risolse la questione fiumana diplomaticamente: Fiume divenne indipendent, Zara passò all'Italia e la Dalmazia alla Iugoslavia (trattato di rapallo)
La destra irredentista e la borghesia nazionalista erano discordi con questa soluzione è continuarono a manifestare contro la politica.
La sinistra manifestava invece fuori dalle fabbriche: il movimento operaio e le rappresentanze dei lavoratori si stavano allargando. Nel 1919 però durante la terza internazionale Lenin impose ai partiti operai europei di rovesciare il sistema borghese con una rivoluzione sovietica: questa scelta fu accolto solo dalle minoranze dei partiti socialisti e diede obbiettivi irraggiungibili agli operai. Tra il 1919 e il 1920 ci fu in Italia una serie di scioperi che diede luogo al biennio rosso. Nel 1920 la situazione esplose in alcune città quando gli imprenditori risposero agli scioperi con la serrata, ovvero la chiusura degli stabilimenti come rappresaglia: gli operai risposero occupando le fabbriche e continuando la produzione sotto la direzione dei soviet operai. Gli imprenditori chiederemo l'intervento dell'esercito contro gli operai Giolitti mediò la situazione inducendo gli imprenditori a concepire aumenti salariali e gli operai a sgombrare le fabbriche.
Il biennio rosso si concluse in Italia con l'apparente vittoria dei lavoratori. In realtà il movimento si indebolì a causa della scissione del partito socialista: nel 1921 infatti venne creato il partito socialista guidato da Gramsci e di cui faceva parte Togliatti.
Durante il biennio rosso ci furono anche rivolte di lavoratori agricoli con l'occupazione di terre incolte. Contadini erano organizzati in leghe rosse socialiste e leghe bianche cattoliche. Nel 1919 il Vaticano prese una decisione storica: permise a don Luigi Sterzo di fondare il partito popolare italiano, basato sui valori cattolici e a favore di riforme per i contadini.
Lo scipero agrario e l'occupazione delle terre incolte segnarono il decollo del fascismo. Nel marzo 1919 Mussolini (ex socialista ora nazionalista e antisocialist) fondò i fasci di combattimento a Milano. Erano un organizzazione paramilitare composta dal ceto medi: tutti erano ex combattenti delusi dalla pace e volevano abbattere il sistema parlamentare; sognavano una rivoluzione di destra per rifondare la società italiana e ritenevano legittimo l'uso della forza per imporre le proprie ideidee. Avevano una divisa (camicia nera) ed erano armati e organizzati in squadre d'azione. Mussolini gli aveva dato il compito di effettuare spedizioni punitive contro socialisti e scioperanti. Nonostante il disprezzo dei fasci per i proletari e per la classe dirigente, Mussolini ricevette molti finanziamenti sia dagli agrari che dagli industriali.
Per diversi mesi i fasci rimasero un gruppo esiguo di gente isolata; poi, nel 1920 Mussolini li condusse a Bologna dove, avendo vinto le elezioni, i socialisti imauguravano la nuova amministrazione comunale.
I fatti di palazzo d'Accursio sono considerati dagli storici l'atto di nascita del fascismo.
L'offensiva antisocialista dei fasci ebbe dappertutto le stesse caratteristiche. Le squadre partivano i genere dalle città e attraversavano in camion le campagne dirigendosi verso i centri rurali. Obbiettivo delle spedizioni erano i "comuni rossi", le camere del lavoro, le sedi delle leghe contadine, le abitazioni dei dirigenti sindacali, che furono sistematicamente devastate e incendiate mentre i militanti socialisti venivano sottoposti a violenze ed umiliazioni e spesso costretti a lasciare il paese.
Gli effetti delle spedizioni soddisfecero in pieno le attese del padronato, perché dal 1920 al 1921 gli scioperi nell'agricoltura e nell'industria si dimezzarono. Il prezzo pagato dai lavoratori fu di 1500 morti e un numero molto più alto di feriti. Le spedizioni delle squadracce ebbero anche un'altra conseguenza: i fasci che erano il simbolo stesso dell'illegalità, a causa dell'importanza dello stato cominciarono ad apparire ad una parte crescente dell'opinione pubblica come l'emblema della legge e dell'ordine: un rovesciamento di valori che l'Italia avrebbe presto pagato caro.
Nel 1921 la lista fascista partcipò alle elezioni ed entrò in parlamento con 35 deputati. Poco dopo il governo Giolitti cadde e Mussolini trasformò i fasci di combattimento in partito nazionale fascista.
L'occasione per rafforzare ulteriormente la sua posizione si presentò quando il 1° agosto 1922 la Cgl proclamò lo sciopero generale. Questa decisione era altamente impopolare sia perchè priva di obbiettivi concreti sia perché infliggeva un nuovo corpo all'economia italiana già fortemente in crisi.
Mussolini scatenò per tutta l'estate le squadre d'azione contro gli scioperanti, poi effettuò una mossa decisiva la cosiddetta marcia su Roma che consisteva nel tentativo di occupare fisicamente la capitale per costringere il re ad affidargli il potere. Il 28 ottobre del 1922 i fascisti giunsero alle porte della capitale l'esercito bloccò tutte le strade d'accesso e si apprestò a disperdersi, ma il re Vittorio Emanuele terzo ordinò di togliere i blocchi e di lasciarlo passare. Anzi il 30 ottobre incaricò Mussolini di organizzare il nuovo governo.
Diventato presidente del consiglio Mussolini per il momento non toccò il parlamento dove continuarono a sedere i deputati dell'opposizione, però prese una serie di provvedimenti che servivano a trasformare lo stato liberare in stato autoritario:
- Ridussero il numero dei ministeri, apparentemente per far risparmiare lo stato, in realtà per liberarsi di numerosi funzionari fedeli allo stato liberale
- Istituì il gran consiglio del fascismo che serviva per studiare come modificare la Costituzione
- Diede una veste ufficiale alle squadre d'azione trasformandole in milizia un corpo militare alle sue dirette dipendenze.
- Fondò la ceka che aspirava a diventare una polizia policarbonato segreta
- Modificò la legge elettorale per avvantaggiare il proprio partito
- Cominciò a farsi chiamare duce
Nel 1924 gli italiani tornarono a votare e il fascismo ottenne una larghissima maggioranza, il 65% dei voti. Questo risultato però era stato ottenuto compiendo numerose irregolarità durante le operazioni elettorali. Esse furono denunciate pubblicamente dal deputato socialista Giacomo Matteotti che, con un infuocato discorso in parlamento, chiese di annullare il voto. Pochi giorni dopo Matteotti scomparve. Tutto il paese si indignò e fu immediatamente chiaro che gli assassini erano fascisti, e molti ritennero che il mandandante fosse Mussolini stesso.
Oggi sappiamo invece che una motivazione per fare un simile gesto Mussolini l'aveva, ed era ancora più grave di un'accusa di brogli elettorali: Matteotti si preparava infatti a denunciare in parlamento una tangente milionaria incassata dal fratello del duce in cambio di un accordo tra l'Italia e una compagnia petrolifera americana.
Se in quel momento di grande sdegno nazionale, socialisti, comunisti e popolari, avessero assunto qualche forte iniziativa politica, forse il fascismo sarebbe stato fermato. Invece i partiti erano divisi e impauriti, discusso molto, ma non fecero nulla. I deputati dell'opposizione si limitavano ad abbandonare il parlamento. Questo gesto fu chiamato "secessione dell'avventino " è il parlamento cessò dunque di riunirsi e Montecitorio chiuse letteralmente il portone. Superate le prime settimane di forte imbarazzo, Mussolini fece riaprire le proprie iniziative il parlamento e, in un famosissimo discorso rivendicò la responsabilità "morale, politica e storica" del delitto, affermando: senile fascismo è stato un associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere.
Poi una serie di atti legislativi, annullo tutti i poteri che il parlamento aveva ottenuto dallo statuto Albertino. Nonostante questo, nessuna voce si levò a protestare anziché provocare la fine dell'avventura fascista il delitto Matteotti fu il segnale della definitiva disfatta dei partiti democratici e di quelli di estrema sinistra.
Così Mussolini procedette alla costruzione del regime. Questa parola indica un governo che si impadronisce di tutte le leve del potere in modo da impedire ai cittadini l'esercizio della democrazia il regime si costituì nel 1926 attraverso le leggi fascistissime. Con una raffiche norme Mussolini:
- Diede poteri straordinari al capo del governo, ovvero aggiunse al potere esecutivo, anche il potere legislativo e il potere giudiziario, abolendo quella divisione che è la base di ogni democrazia.
- Abolì tutti i partiti salvo il partito fascista
- Identificò lo stato con il partito fascista: gli insegnanti, i magistrati e qualsiasi altro funzionario o impiegato pubblico dovettero giurare fedeltà al fascismo, tutta la popolazione dovette prendere la tessera del partito fascista per poter lavorare.
- Sciolse le associazioni libere private e le rifondò trasformandole in appendici del stato controllate da funzionari del partito.
- Definì antifascisti tutti i suoi oppositori e previdenza per loro la pena di morte il Carcere o il confino .
- Trasformò la Ceka in ovra una Potentissima Polizia Politica autorizzata a perquisizioni arresti e torture senza mandato del giudice.
- Abolì la libertà di stampa esercitò un ferreo controllo su tutti i mezzi di comunicazione di massa e li trasformò da fonti di notizie in mezzi di propaganda. Gli effetti della nascita del regime furono devastanti l'Italia si riempì di una schiera di burocrati stipendiati dallo stato, fu così che trovarono posto e potere quei membri del ceto medio che Mussolini aveva promesso di promuovere e arricchire.
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