«La temperatura della Terra è a sei gradi dalla catastrofe»
«Il Tirreno come i Caraibi. Ce l' aspettavamo ed è successo». Gianpiero Maracchi, direttore dell' Istituto di biometeorologia del Cnr di Firenze, non è sorpreso dei dati raccolti nelle acque tirreniche e con distacco scientifico spiega che cosa sta succedendo e perché. «Non voglio lanciare allarmismi, ma le misure degli ultimi dieci anni - precisa - manifestano chiaramente la tendenza al riscaldamento del Mediterraneo provocato dall' aumento della temperatura atmosferica a causa dell' effetto serra. Se si aggiunge l' irraggiamento solare naturale è facile capire i risultati raccolti. Negli anni passati il termometro in mare arrivava ai 25, 26 gradi d' agosto. Negli ultimi giorni, invece, in alcuni punti del Mar Tirreno la superficie ha già toccato i 28 gradi». E' accaduto dal 15 al 20 giugno, per la prima volta nella storia il Tirreno ha raggiunto la stessa temperatura dei Caraibi. A favorire il gioco al rialzo ci ha pensato un giugno torrido da record. Ma la realtà è questa: l' ambiente registra ormai facilmente condizioni fuori della norma che squilibrano gli ecosistemi e mandano in crisi i nostri organismi. «Dal mare più caldo si alzano correnti convettive forzate - aggiunge Maracchi - che possono innescare piogge violente. E' vero che quest' anno c' è un forte anticipo delle temperature estive stagionali ma le alte pressioni che le provocano sono ormai una tendenza consolidata delle ultime annate. Così ci arriva l' aria calda dal Sud, il clima sahariano». Ma con quali conseguenze? «Aspettiamoci prima o poi fenomeni violenti di tipo tropicale. Ma non solo. E' evidente che la temperatura più elevata del mare causa alterazioni anche nella fauna che lo abita. Infatti per i nostri pescatori è normale trovarsi nelle reti il pesce serra, il combattente, il pesce palla o il pesce pappagallo; vale a dire un pescato tipico del Mar Rosso. Numerose specie ittiche di quel bacino ora sono normalmente ambientate nel Mediterraneo». Ad appesantire la prospettiva interviene lo studio di un paleontologo britannico, Michael Benton. Le prove geologiche raccolte in vari continenti dimostrerebbero come tra 286 mila e 251 mila anni fa il clima sulla Terra si fosse riscaldato al punto da provocare una delle più grandi estinzioni delle forme di vita presenti. Secondo Benton, addirittura il 90% della vita scomparve. E ora la temperatura della Terra sarebbe a soli sei gradi da quel livello capace di innescare la catastrofe. Vero o falso? «E' una delle ipotesi ricorrenti in questi anni - dice Guido Visconti, fisico dell' atmosfera all' Università de L' Aquila -. Ma la situazione ambientale di allora era ben diversa, perché la terra emersa era unica e i continenti non si erano ancora formati. Dire poi che mancano sei gradi per arrivare sulla soglia del baratro mi sembra una precisione quantomeno azzardata»
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