Atene nel V secolo a.C.: imperialismo e demcrazia
Temistocle |
Pausania |
Su questa domanda si accese il dibattito tra i greci: i due eroi vincitori, rispettivamente Pausania a Sparta e Temistocle ad Atene, erano favorevoli a proseguire la guerra. Temistocle ebbe il sostegno della città mentre Pausania fu emarginato da governo di Sparta, il quale non voleva impegnare eccessive energie e soldati in zone così lontane dal Peloponneso.
Quest situazione causò una svolta dalle conseguenze notevoli: la lotta contro i persiani passò di mano da Sparta ad Atene, alla quale fu affidata l'egemonia di una nuova lega navale (Lega di Delo).
L'egemonia ateniese: da alleati a sudditi
Questa nuova lega navale era un'alleanza difensiva che raccoglieva quasi tutte le isole dell'Egeo e qualche città della terraferma (in tutto circa 400 poleis).
I principi cardini della Lega prevedevano la parità tra gli alleati e la presenza di un tesoro che veniva custodito dalla Lega: tutte le poleis contribuivano fornendo navi o somme in denaro.
Ben presto però da alleanza in cui tutte le poleis erano di uguale importanza si passò ad un dominio imperiale degli ateniesi su tutte le altre poleis: infatti Atene decideva la somma che ogni città doveva versare, decideva la politica e impediva con la forza a chiunque di uscirne. Nel frattempo, però, l'originario obiettivo di far guerra ai persiani fu perseguito e nel 469 a.C. i greci ottennero una vittoria in Asia Minore.
L'ultimo evidente segnale del passaggio da alleanza a poleis suddite di Atene avvenne nel 452 a.C. quando si trsaferì il tesoro della Lega dall'isola di Delo ad Atene.
Una spartizione del potere
Nei dieci anni successivi alla vittoria sui persiani il potere fu ripartito in sfere di influenza fra le due poleis principali, ovvero Sparta e Atene.
Sparta incrementò la sua potenza agricola e militare e limitò il suo raggio d'azione al solo Peloponneso, mentre Atene si sviluppò come potenza navale e commerciale gestendo tutti i traffici tra nel mar Egeo e nel mar Nero.
Inizialmente entrambe le poleis accettarono la situazione preservando una condizione di stabilità sia sociale che politica.
Internamente ad Atene ci fu un dibattito relativo all'atteggiamento da tebere nei confronti della città rivale : da una parte Temistocle con idee più democratiche e (voleva semplicemente appoggiare le rivolte che scoppiavano periodicamente nel Peloponneso), dall'altra Cimone favorevole a mantenere rapporti di pace e che fu appoggiato dall'intera città.
Cimone dominò da 471 a.C la vita politica ateniese ma quando scoppiò una rivolta nel Peloponneso nel 464 a.C. commise un grave errore: infatti, inviando 4000 ateniesi con lo scopo di aiutare gli spartani a reprimere la rivolta, Sparta rispose rifiutando l'aiuto e umiliando gli ateniesi.
Questo sancì la definitiva caduta di Cimone dando vita ad una lunga fase di governo dei democratici
Azioni della democrazia ateniese
I principali provvedimenti presi sono:
- Potenziamento del tribunale popolare (venivano sorteggiati 6000 giudici all'anno fra tutti i cittadini)
- La carica di arconte poteva essere assegnata a tutti i cittadini (perciò qualsiasi membro di qualsiasi classe sociale aveva la possibilità di ricoprire questo ruolo)
- Assegnazione per sorteggio di tutte le magistrature (ad accezione dei tesorieri)
- Introduzione di un sistema di pagamento per i cittadini che ricoprivano cariche pubbliche.
Questo sistema come veniva finanziato?
Bisogna infatti pensare che in Grecia non esistevano le imposte come noi le conosciamo. Le entrate dello stato derivavano dalle tasse portuali (erano pari al 2% del valore delle merci che le navi trasportavano), da una tassa a carico degli stranieri, dalle multe e dalle proprietà pubbliche. Inoltre i cittadini benestanti contribuivano alla realizzazione di opere pubbliche e questi contributi volontari venivano chiamati liturgie.
Ulteriore introito alle casse di Atene derivava, infine, dai tributi delle città alleate.
Non bisogna infatti dimenticare che la Lega di Delo si trasformò presto in un dominio di Atene con le restanti poleis a ricoprire ruolo di sudditi.
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