L'ascesa della Macedonia e l'impero di Alessandro

Il regno macedone
Nel 359 a.C, tre anni dopo la battaglia di Mantinea, il giovane Filippo II saliva al trono del regno di Macedonia. La Macedonia era una federazione di popoli che abitavano la montuosa parte settentrionale della penisola greca.
La popolazione numerosa assicurava tuttavia una notevole fora militare. Quella macedone era una società guerriera, guidata da una monarchia di tipo omerico, con un re eletto dall'assemblea dei cavalieri aristocratici, che si chiamavano etèri.

Filippo II di Macedonia
Filippo e i greci
Filippo II, riuscì a rinsaldare il controllo della monarchia sui nobili, imponendosi con la forza ma anche portandone i figli a corte per educarli. Fece dell'esercito un efficiente macchina da guerra grazie alla falange macedone.
Sconfisse i bellicosi illiri, che minacciavano il regno da ovest. A est comperò con il denaro l'alleanza dei peoni e traci e poi li sottomise, portanti i confini del regno fino al mar Nero.
Non bisogna però immaginare Filippo come un conquistatore che si affidava alla pura forza delle armi, egli combinò sempre l'azione militare con l'intelligenza politica e l'abilità diplomatica.
L'atteggiamento dei greci verso l'attività o del sovrano macedone fu piuttosto oscillante, sia perchè venne a lungo sottovalutato il pericolo che poteva rappresentare quello stato arretrato e periferico, sia perchè esisteva un forte partito filomacedone .
Di opinione opposta era la corrente antimacedone, cappeggiata in Atene da un altro grande operatore, Demostene.
Demostene denunciò il pericolo mortale che Filippo rappresentava per la libertà dei greci. Ai suoi occhi il re macedone non era altro che un barbaro infido.
Le esortazioni di Demostene alla resistenza contro Filippo rimasero a lungo inascoltate, Atene tenne una condotta prudente, se non arrendevole: quando demostene, nel 349 a.C, propose di impegnare i fondi del thorikon per difendere la città di Olinto minacciata da Filippo, l'assemblea respinse la sua proposta.

Battaglia di cheronea
La battaglia di Chronea
I rapporti fra Atene e Filippo si fecero sempre più tesi, sino a quando Filippo, con il pretesto di intervenire nell'ennesima guerricciola fra le poleis, occupò in armi la Grecia centrale.
Lo scontro decisivo avvenne nel 338 a.C, a Cheronea, i macedoni sbaragliarono i greci,
Atene si preprò a resistere all'invasione macedone, che però non ebbe luogo.
L'anno successivo, il 337 a.C, il re macedone coronò la sua abile opera politica convocando tutti greci in una conferenza di pace a Corinto. Greci e macedoni si unirono nella Lega di Corinto, il cui scopo era combattere uniti contro i persiani.

Fine delle poleis?
Il sovrano macedone, più che a conquistare la Grecia, mirava ad assumere la guida della federazione panellenica, cioè l'espansione a danno dei persiani. In Tessaglia si fece assegnare il ruolo di capo della federazione, nei confronti delle grandi poleis del sud preferì un controllo indiretto, attraverso la lega di Corinto.
Le poleis non finirono co Filippo, e infatti sopravvissero fino alla conquista romana e oltre.


Alessandro e il sogno di un impero universale
La morte di Filippo
Dopo Cheronea, Filippo aveva imposto la sua autorità alla grecia. A molti greci la situazione così creatasi ricordava quella dell'egemonia spartana dopo la guerra del Peloponneso.
Il dominio  di Filippo, risultò assai meno invadente e brutale di quello spartano.
Le istituzioni continuarono a funzionare liberamente; anzi, sollevata dagli impegni di guerra, una città come Atene potè rimettere in ordine le proprie finanze.
Per libernare dal dominio persiano la città dell'Asia Minore, nel 336 a.C, Filippo inviò in Asia un contingente di 10 mila uomini. Ma non potè compiere l'impresa: nello stesso anno morì assassinato, in circostanze oscure, per mano di un ufficiale della guardia reale, Pausania.

Alessandro Magno 
L'ascesa al trono di Alessandro
L'erede di Filippo, Alessandro, era allora ventenne.
Nel 335 a.C, notizia che il re era morto combattendo contro gli illiri, Tebe si ribellò.
Alessandro lasciò allora il settentrione e, a tappe forzate, raggiunse la città beota e la distrusse.
Alessandro, però, non era stupidamente violento: punì Tebe ma non Atene.
Fare violenza ad Atene, infatti, avrebbe messo in pericolo la spedizione contro i persiani.
Nel 334 a.C, iniziò la campagna contro la Persia.

La liberazione dell'Asia Minore
Alessandro era uno straordinario militare ma aveva anche grande attenzione per gli aspetti simbolici.
Sconfisse facilmente le truppe dei satrapi presso il fiume Granico, inviò ad Atene trecento armature persiane e come dono ad Atena.
Passò poi ala liberazione delle città greche dell'Asia Minore, dove instaurò governi democratici al posto di quelli oligarchici filopersiani.

La conquista della Mesopotamia e dell'Egitto
Alessandro sconfisse Dario III a Isso, nella regione Siri a settentrionale.
Poi puntò sull'Egitto, che fu conquistato nell'inverno del 332-331: qui fu fondata Alessandria d'Egitto, destinata a diventare una delle grandi capitali culturali del mondo antico. Quindi ritornò verso la Mesopotamia, attraversò l'Eufrate e il Tigri e nell'ottobre del 331 a.C, sconfisse nuovamente Dario a Gaugamela.
Nel frattempo Alessandro aveva provveduto a organizzare l'immenso ed eterogeneo territorio caduto nelle sue mani servendosi di funzionari macedoni.

Nozze "politiche"
Nell'estate del 330 a.C, Alessandro giunse nella remota Bactriana, dove però scoprì che Dario era stato ucciso dal satrapo della regione, l'intento di Alessandro era ormai chiaro: farsi riconoscere come legittimo re dell'asia.
Quindi proseguì nella conquista delle satrapie nord-orientali, come la Sogdiana, che si arrese no 327 a.C. Qui Alessandro prese una delle sue più importanti decisioni politiche: sposò Rossane, figlia del satrapo locale, e iniziò il reclutamento di 30 mila giovani persiani da inserire nel suo esercito.
La politica di Alessandro accompagnò una trasformazione della propria figura di re  sul modello orientale, reclamando onori divini perla propria persona e introducendo nel cerimoniale di corte atti come la proskynesis, "prostrazione", una sorta di inchino accompagnato da un cenno di bacio che nelle monarchie orientali era un gesto di rispetto verso il re.

La fine dell'avventura
Alessandro: per i macedoni, e per i greci in generale, il re poteva essere al massimo un "prima fra pari", mai un dio o un semidio.
Ma nell'estate del 326a.C, fu costretto ad arrendersi: oltrepassando l'Indo, e con esso i confini dell'antico impero achemenide,le truppe, sfinite,rifiutarono di proseguire fino al Gange come il re avrebbe voluto. Alessandro dovette decidere il ritorno.
Nella primavera del 323 a.C, dopo avere riunito nelle sue mani l'immenso impero che era stato di Ciro il Grande e la splendida civiltà delle poleis, Alessandro concluse bruscamente la sua avventura: morì a Babilonia, forse di malaria.

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