Le guerre persiane e l'egemonia ateniese
L'impero e i suoi satrapi
Ricordiamo che i persiani, una popolazione originaria dell'altopiano iranico, nel corso del VI secolo a.C, si erano ribellati ai medi, cui erano stati a lungo sottomessi, per poi unificare sotto il loro dominio tutto il vicino oriente antico: fra il 559 e 525 a.C., tutti e quattro i grandi regni orientali erano caduti sotto il controllo del gran re, come si chiamava il sovrano persiano.
L'immenso impero, era suddiviso in regioni chiamate satrapie, rette da un governatore o satrapo, che dovevano versare tributi e garantire contingenti militari al re ma godevano anche di una notevole autonomia politica e amministrativa.
La rivolta delle colonie ioniche
Fu in una di queste satrapie, la Lidia, in Asia Minore, con capitali Sardi, che i greci vennero a contatto con i persiani, quando nel 546 a.C., il re Ciro il grande sconfisse Creso re della Lidia.
La caduta sotto il dominio persiano fu sopportata a fatica dai greci, specialmente perché il re Dario aumentò i tributi che le poleis dovevano versare e favorire l'avvento di tiranni più docili ai suoi voleri.
Nel 499 a.C., l'insoddisfazione dei greci, d'Asia Minore esplose in una rivolta che iniziò a Mileto, sotto la guida di Aristagora, quest'ultimo chiese aiuto a Sparta che però rifiutò il proprio appoggio e ad Atene dove invece l'assemblea decise l'invio di 20 navi.
In un primo tempo i ribelli ottennero qualche successo giungendo fino a conquistare Sardi la capitale della satrapia. Ma nel giro di qualche anno i persiani ripresero il controllo della situazione: soffocarono la rivolta, incendiarono Mileto e ne uccisero e deportarono gli abitanti.
La prima guerra persiana
Per i persiani infatti, che già avevano conquistato la tracia giungendo a conquistare tutto il bacino orientale del Mediterraneo la Grecia costituiva un naturale obiettivo di espansione. Tutte le città delle isole Egee e molte del continente compresa Tebe, forse colpite da quanto era accaduto ai milesii e convinti di non aver la forza di opporsi, accettarono la proposta persiana; Atene e Sparta invece la rifiutarono.
Lo scontro venne inevitabile nel 490 a.C., una flotta persiana comandata dal generale Dati, attraversò l'Egeo, raggiunse l'Eubea e da quì l'Attica. Guidati dal vecchio Ippia, l'ex tiranno che voleva così vendicarsi della città che lo aveva scacciato, i persiani si attestarono nella pianura di Maratona, a 42 km da Atene.
Il trionfo di Maratona
Gli ateniesi affrontarono il nemico in campo aperto, fu chiesto aiuto alle altre poleis ma solo Platea inviò mille uomini Sparta rispose che sarebbe intervenuta una volta finite le celebrazioni religiose in corso nella città.
Vinsero i greci sorpresi da un attacco improvviso, i persiani furono costretti a reimbarcarsi sulle loro navi.
Mentre questi ultimi circumnavigavano l'Attica per attaccare atene, Milziade riportò a marce forzate l'esercito davanti alla città. in realtà, la battaglia di maratona non fu risolutiva ci voleva ben altro per abbattere una potenza come quella persiana. Ma il suo significato morale e politico per i greci fu enorme.
Era stata in particolare la vittoria di Atene, capace di ergersi contro il Barbaro a difesa di tutta la Grecia.
Una scelta strategica: costruire una flotta
I dieci anni che intercorse tra la prima e la seconda guerra persiana, iniziata nel 480 a.C., furono molto importanti per Atene. Fu applicato per la prima volta l'ostracismo, fu deciso di assegnare per sorteggio anche la carica di arconte, soprattutto, fu votata la legge navale che destinava alla costruzione di una grande flotta i proventi della scoperta di nuovi filoni di argento nelle miniere del Laurio.
La nuova flotta, nelle intenzioni di Temistocle, doveva servire a sottomettere l'isola di Egina, con la quale Atene conduceva da anni una guericciola inconcludente; ma la sua costruzione si rivelò provvidenziale, perchè sarà grazie alla flotta che i greci sconfiggeranno i persiani.
Al di là dell'aspetto militare la costruzione della flotta cambiò la storia ateniese per due ragioni: in primo luogo perché spinse la città a fondare sull'espansione marittima, in secondo luogo, perché diede un ruolo nuovo ai Teti, che erano esclusi dalla falange oplitica.
I persiani di nuovo all'attacco
Nel 483 a.C., Serse iniziò a preparare un nuovo attacco in grande stile contro la Grecia un enorme esercito avrebbe attraversato l'Ellesponto su un colossale ponte di barche, avrebbe percorso la costa settentrionale dell'egeo e poi sarebbe sceso dalla Macedonia verso la Tessaglia per puntare direttamente su Atene. Come già aveva fatto Dario anche Serse inviò i suoi ambasciatori a proporre la sottomissione al Gran Re: molte poleis tra cui nuovamente Tebe, e molti stati, Ethnos "medizzarono", cioè accettarono la proposta dei persiani che i greci chiamavano medi. Di diverso avviso furono Atene, Sparta, Corinto e le altre poleis che nel 481 a.C., a Corinto , si riunirono nella lega panellenica per resistere all'invasione persiana.
Il sacrificio delle Termopili
Le divergenze erano tutt'altro che sopite, come si vede a proposito della strategia da adottare. Agli spartani premeva difendere il Peloponneso e quindi sostenevano che si dovesse fortificare l'istmo di Corinto e lì affrontare i persiani. Gli ateniesi, ovviamente non potevano, accettare che l'attica fosse abbandonata al suo destino, si optò quindi per un compromesso: creare una prima linea di difesa al passo delle Termopili, fra la Tessaglia e la Grecia centrale mentre la flotta, guidata da Temistocle, avrebbe affrontato i persiani a capo Artemisio, sulla costa settentrionale dell'Eubea. A capo Artemisio, intanto, i greci non erano riusciti ad attraversare la flotta persiana nella sua navigazione verso Atene.
Si profilava un disastro Temistocle visto che nulla più si opponeva all'avanzata dei persiani, fece evacuare Atene e trasferì tutta la popolazione dell'Attica sulle isole di Salamina ed Egina; poi portò la flotta greca nello stretto braccio di mare tra l'Attica e l'isola di Salamina.
Dalla tragedia alla vittoria
L'esercito di Serse invase l'attica incendiò e saccheggiò Atene, puntando quindi verso il Peloponneso dal quale lo separava però la linea difensiva organizzata dagli spartani sull'istmo di Corinto. L'atto finale della guerra si ebbe nella primavera del 479 a.C., Quando Mardonio dopo aver svernato in Tessaglia invase nuovamente l'Attica, puntò verso il Peloponneso ma fu sconfitto a Platea, in Beozia, dai greci comandati dal re spartano Pausania.
Una vittoria della libertà greca?
I greci interpretarono le guerre persiane come un conflitto di civiltà, come uno scontro fra libertà e schiavitù e videro nella loro vittoria il trionfo della libertà incarnata dai valori del cittadino, soldato, l'oplita.. Probabilmente questo conflitto alla periferia del loro impero non ebbe per i persiani la stessa centralità che per i greci, i quali lo vinsero anche grazie all'effettiva superiorità delle loro truppe cittadine, in lotta per la loro sopravvivenza, rispetto a quelle mercenarie assoldate dal gran Re.
L'immenso impero, era suddiviso in regioni chiamate satrapie, rette da un governatore o satrapo, che dovevano versare tributi e garantire contingenti militari al re ma godevano anche di una notevole autonomia politica e amministrativa.
La rivolta delle colonie ioniche
Fu in una di queste satrapie, la Lidia, in Asia Minore, con capitali Sardi, che i greci vennero a contatto con i persiani, quando nel 546 a.C., il re Ciro il grande sconfisse Creso re della Lidia.
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Mileto |
Nel 499 a.C., l'insoddisfazione dei greci, d'Asia Minore esplose in una rivolta che iniziò a Mileto, sotto la guida di Aristagora, quest'ultimo chiese aiuto a Sparta che però rifiutò il proprio appoggio e ad Atene dove invece l'assemblea decise l'invio di 20 navi.
In un primo tempo i ribelli ottennero qualche successo giungendo fino a conquistare Sardi la capitale della satrapia. Ma nel giro di qualche anno i persiani ripresero il controllo della situazione: soffocarono la rivolta, incendiarono Mileto e ne uccisero e deportarono gli abitanti.
La prima guerra persiana
Per i persiani infatti, che già avevano conquistato la tracia giungendo a conquistare tutto il bacino orientale del Mediterraneo la Grecia costituiva un naturale obiettivo di espansione. Tutte le città delle isole Egee e molte del continente compresa Tebe, forse colpite da quanto era accaduto ai milesii e convinti di non aver la forza di opporsi, accettarono la proposta persiana; Atene e Sparta invece la rifiutarono.
La parte nel riquadro è l'Attica |
Il trionfo di Maratona
Gli ateniesi affrontarono il nemico in campo aperto, fu chiesto aiuto alle altre poleis ma solo Platea inviò mille uomini Sparta rispose che sarebbe intervenuta una volta finite le celebrazioni religiose in corso nella città.
Vinsero i greci sorpresi da un attacco improvviso, i persiani furono costretti a reimbarcarsi sulle loro navi.
Mentre questi ultimi circumnavigavano l'Attica per attaccare atene, Milziade riportò a marce forzate l'esercito davanti alla città. in realtà, la battaglia di maratona non fu risolutiva ci voleva ben altro per abbattere una potenza come quella persiana. Ma il suo significato morale e politico per i greci fu enorme.
Era stata in particolare la vittoria di Atene, capace di ergersi contro il Barbaro a difesa di tutta la Grecia.
Una scelta strategica: costruire una flotta
I dieci anni che intercorse tra la prima e la seconda guerra persiana, iniziata nel 480 a.C., furono molto importanti per Atene. Fu applicato per la prima volta l'ostracismo, fu deciso di assegnare per sorteggio anche la carica di arconte, soprattutto, fu votata la legge navale che destinava alla costruzione di una grande flotta i proventi della scoperta di nuovi filoni di argento nelle miniere del Laurio.
Miniere del Laurio |
Al di là dell'aspetto militare la costruzione della flotta cambiò la storia ateniese per due ragioni: in primo luogo perché spinse la città a fondare sull'espansione marittima, in secondo luogo, perché diede un ruolo nuovo ai Teti, che erano esclusi dalla falange oplitica.
I persiani di nuovo all'attacco
resti di Corinto |
Il sacrificio delle Termopili
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battaglia delle trmopili |
Si profilava un disastro Temistocle visto che nulla più si opponeva all'avanzata dei persiani, fece evacuare Atene e trasferì tutta la popolazione dell'Attica sulle isole di Salamina ed Egina; poi portò la flotta greca nello stretto braccio di mare tra l'Attica e l'isola di Salamina.
Dalla tragedia alla vittoria
L'esercito di Serse invase l'attica incendiò e saccheggiò Atene, puntando quindi verso il Peloponneso dal quale lo separava però la linea difensiva organizzata dagli spartani sull'istmo di Corinto. L'atto finale della guerra si ebbe nella primavera del 479 a.C., Quando Mardonio dopo aver svernato in Tessaglia invase nuovamente l'Attica, puntò verso il Peloponneso ma fu sconfitto a Platea, in Beozia, dai greci comandati dal re spartano Pausania.
Una vittoria della libertà greca?
I greci interpretarono le guerre persiane come un conflitto di civiltà, come uno scontro fra libertà e schiavitù e videro nella loro vittoria il trionfo della libertà incarnata dai valori del cittadino, soldato, l'oplita.. Probabilmente questo conflitto alla periferia del loro impero non ebbe per i persiani la stessa centralità che per i greci, i quali lo vinsero anche grazie all'effettiva superiorità delle loro truppe cittadine, in lotta per la loro sopravvivenza, rispetto a quelle mercenarie assoldate dal gran Re.
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