Promessi sposi capitoli: 7-8-9

Capitolo 7
Padre Cristoforo annuncia subito l'esito negativo della sua missione affermando che nulla si può ottenere da una persona come don Rodrigo.
Però, ha già in mano una possibile soluzione e raccomanda a Renzo di avere pazienza e passare da lui il giorno dopo. A quel punto Renzo, rimasto da solo con le due donne, dà libero sfogo alla sua rabbia e minaccia di farsi giustizia da solo liberando finalmente il paese da don Rodrigo. Agnese tenta svariate volte di calmarlo mentre Lucia è terrorizzata dalle minacce ascoltate poco prima: Renzo riesce a calmarsi solo quando Lucia si dichiara disposta a tentare il matrimonio per sorpresa.
La mattina seguente Renzo si dà da fare per organizzare l'azione della sera mentre don Rodrigo chiama il Griso (capo dei bravi) ordinandogli di portare Lucia a palazzo prima di sera.
Arrivati a sera il Griso invia tre di suoi uomini a visionare l'osteria, luogo in cui Renzo s'incontra con Tonio e Gervaso in attesa che scatti l'ora giusta per muoversi. Nel frattempo il vecchio servitore di don Rodrigo si (vd. Cap 6) si incammina verso il convento per riferire a padre Cristoforo ciò che a visto e sentito a casa del suo padrone.
Nel buio più profondo della notte la piccola brigata formata da Agnese, Lucia, Renzo e i due testimoni raggiunge a casa di don Abbondio.

Si osservi che in questo capitolo vengono introdotte due fondamentali tematiche del Manzoni che sono la carestia (descritta attraverso i volti della famiglia di Tonio) e la notte (descritta al termine dell'incontro in osteria tra Renzo e i due testimoni).


Capitolo 8
La sera don Abbondio viene distolto dalle sue attività di lettura perchè Perpetua gli annuncia la visita di Tonio che doveva saldare un vecchio debito. Il curato riceve i due visitatori mentre Agnese riesce a distrarre ed allontanare da casa Perpetua con argomenti riguardanti il suo mancato matrimonio con uno dei tanti pretendenti.
Questo escamotage consente a Renzo e Lucia di entrare indisturbati e nascondersi dietro Tonio e Gervaso. Non appena don Abbondio alza la testa e vede i due promessi sposi Renzo inizia a pronunciare la formula: il curato si spaventa, si stupisce e s'infuria per poi afferrare il tappeto del tavolo e gettarlo addosso a Lucia in modo da non farla parlare.
In quel momento la lucerna cade e il buio crea la confusione più totale: il curato fugge, Renzo tenta di fermarlo, Lucia chiama Renzo per andar via e il sagrestano Ambrogio (per la paura) suona le campane chiamando a raccolta il paese. Intanto i bravi guidati dal Griso, che erano entrati in casa di Agnese e avevano sorpreso Menico di ritorno dal convento, sono costretti a scappare credendo che qualcuno li abbia scoperti e intanto Perpetua va in soccorso del padrone insieme ad Agnese.
Menico incontra Renzo, Lucia e Agnese sulla strada di casa e, avvertendoli del pericolo, li manda in convento dove ad attenderli ci sarà padre Cristoforo.
Una volta giunti al convento il frate ha predisposto una via di fuga per tutti e tre: le due donne si recheranno in un convento di Monza con una lettera di raccomandazione mentre Renzo andrà in un convento di frati cappuccini.
La fine del capitolo sancisce l'inizio del viaggio di dispersione dei due promessi sposi.

Capitolo 9
Arrivati a Monza  i tre si separano: Renzo prosegue da solo per Milano mentre Agnese e Lucia sono accompagnate al convento dei cappuccini. Sono accolte dal padre guardiano che, dopo aver letto la lettera di fra Cristoforo (suo grande amico), decide di condurle al monastero della "signora".
Veniva chiamata così per rispetto inquanto monaca che gode di particolari privilegi: il suo nome è suor Gertrude. Il rango della sua famiglia, che vantava sul convento diritti di proprietà feudale le garantivano un grande potere. Il Manzoni descrive la donna come persona dal carattere singolare, a tratti scontroso e  capace di gesti gentili.
Il padre di Gertrude era un principe di origine spagnola che l'aveva destinata al convento fin dalla nascita. È vero che era molto ricco ma, secondo le tradizioni del tempo, decise di conservare tutte le sue proprietà in attesa dell'erede maschio. All'età di sei anni fu affidata dal convento e le suore insistono sul confermare la scelta di prendere il velo. Ma la vicinanza con alcune compagne destinate al matrimonio mise in crisi la determinazione di Gertrude che scrisse al padre di aver cambiato idea. A quella lettera non ricevette risposta e quando tornò a casa ad accoglierla ci fu un ambiente freddo e ostile; il periodo di tempo che dovette trascorrere fuori dal convento, per legge prima di diventare suora, fu per lei un vero tormento. Ebbe un'avventura amorosa con un paggio (servo di giovane età addetto a lavori non pesanti) che gravò pesantemente sulla sua persona costituendone una macchia indelebile che meritava una punizione esemplare.
Gertrude fu chiusa in una camera con la compagnia di una cameriera che lei odiava: in questo periodo in cui matura i sentimenti di odio e pentimento, capisce che l'unica via di uscita è tornare al convento e farsi suora.

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