Il «dolce stil novo»
Una nuova tendenza poetica
Negli ultimi decenni del secolo, a Firenze, si forma il nucleo più importante di una tendenza poetica, il «dolce stil novo», con cui la lirica amorosa di ispirazione cortese tocca la sua fase culminante in Italia. I maggiori esponenti sono: i fiorentini Guido Cavalcanti e Dante Alighieri.
Si tratta di poeti dalla forte e spiccata personalità, per cui è difficile fissare i tratti distintivi di una vera e propria scuola.
Ciò che li distingue con più evidenza, sul piano formale, è la scelta di uno stile più limpido e piano, che viene appunto definito col termine tecnico «dolce».
Per quanto riguarda i contenuti, all'omaggio feudale rivolto alla dama, che era tipico dell'amor cortese, si sostituisce più spiritualizzata della donna, che viene esaltata come angelo in terra e dispensatrice di salvezza.
La corte ideale e il binomio «amore» e «gentilezza»
Lo «stil novo» si rivela l'espressione dello stato più elevato delle nuove classi dirigenti comunali che ispirano a presentarsi come una nuova aristocrazia, fondata non più sulla nobiltà di sangue ma sull'«altezza d'ingegno» e sulla raffinatezza del sentire, per distinguersi dai ceti inferiori.
Uno dei temi centrali è appunto l'identificazione di «amore» e «gentilezza»: proprio il saper amare «finalmente» è indizio di una superiore nobiltà d'animo. E la «gentilezza» è un dato di natura, legato alle qualità personali, non alla nascita e al titolo ereditario.
I protagonisti dello stilnovismo
Precursore del gruppo degli stilnovisti è da considerare il bolognese Guido Guinizelli, appartenente alla generazione precedente a quella di Dante e Cavalcanti. Dante stesso lo definisce suo maestro.
- Guido Cavalcanti è la personalità più rilevante del gruppo. Fiorentino e di famiglia ricca e nobile, viene descritto da varie fonti del tempo come carattere eletto e sdegnoso, profondamente immerso nella meditazione filosofica, ma anche impegnato nelle lotte politiche del Comune, tanto da essere mandato in esilio nell'estate del 1300 con altri capiparte.
- Dante Alighieri, nella sua giovinezza, riprende temi e forme di Guinizzelli e Cavalcanti. Ma ben presto da queste tendenze si stacca, per seguire altre direzioni. Segno del distacco è già l'operetta in cui raccoglie parte di queste liriche, corredandole con un commento in prosa, la Vita nuova. La contraddizione tra l'amore e la religione, che attraversa tutta la tradizione della poesia cortese, è risolta da Dante a favore della religione, con il rifiuto di ogni ambigua contaminazione. Fu Dante a coniare il termine «dolce stil novo».
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