Il consolidamento del principato

Forza e fragilità del principato 
Augusto morì nel 14 d.C. Quando Roma si era ormai abituata al principato. Bisogna però precisare che il principato non era una monarchia. Infatti, gli aspetti decisionali erano influenzati da altre figure: l'aristocrazia senatoria (che era stata determinante per la crisi della repubblica) e i militari (si ricorda il triumvirato con Cesare, Pompeo e Crasso).
In tutto questo spesso la plebe romana è chiamata a schierarsi da una o dall'altra parte.

Il problema della successione
Una delle debolezze di questo sistema di governo (il principato) era la questione relativa alla successione. Non essendo infatti una monarchia non era possibile far succedere al trono il proprio figlio. Augusto però, muovendosi per tempo, aveva trovato un successore che garantisse continuità al suo progetto politico: Tiberio, figlio delle prime nozze di Livia.
L'imperatore costrinse Tiberio a sposare sua figlia Giulia. Tiberio ottenne potestà tribunizia (chi riceve questo titolo è intoccabile nel mondo politico) è il comando proconsolare (cioè il controllo di esercito e provincia). Tiberio apparteneva alla Gens Claudia, ma essendo stato adottato, era ora imparentato con la gens Iulia.
L'idea di augusto, dopo la sua morte, diede inizio alla dinastia Giulio-Claudia.

Luci e ombre nel consolato di Tiberio
Diventato principe Tiberio annunciò la volontà di seguire le orme di Augusto.

  • Fu un buon amministratore (infatti dopo la sua morte si registra che lasciò una notevole somma di denaro all'erario) perché favorì lo sviluppo dell'agricoltura diminuendo le tasse che i contadini dovevano versare allo stato. 
  • In politica estera decise di fermare le volontà espansionistiche dei suoi predecessori  e limitarsi a rafforzare i confini per evitare guerre civili e la ribellione delle nazioni conquistate. 
  • Come detto prima l'aristocrazia senatoria era un elemento che non si poteva ignorare nella politica romana. Tiberio provò a farsela amica ma trovò sempre un comportamento ostile nei suoi confronti. Una figura importante del suo principato era il prefetto del pretorio Seiano, (era il capo delle guardie a servizio di Tiberio) che spesso lo influenzava facendogli temere delle congiure nei suoi confronti.
  • Il teso clima politico che Tiberio respirava lo costrinse a rifugiarsi nella sua villa a Capri. Fu questo il momento in cui Seiano approfittò della sua assenza e abusare del suo potere. Nel 31 Tiberio se ne accorse e lo fece giustiziare. 
  • Nonostante il ragionato modo di governare, la morte di Tiberio nel 37 d.C. fu accolta con sollievo dalla città che non gli riservò l'apoteosi.

Il dispotismo di Caligola
Tiberio aveva designato come eredi due suoi nipoti: Gaio Cesare detto Caligola e Tiberio Gemello. Il senato acclama come imperatore Caligola. Il suo principato fu breve perché durò dal 37 al 41: cercò in tutti i modi di trasformare la forma di governo del principato che fu di Augusto, in una monarchia assoluta di tipo orientale. Le principali follie a cui diede vita:
  • Introdusse a corte l'obbligo di inginocchiarsi ai piedi del principe 
  • "Divinizzò" (una sorta di apoteosi) sua sorella Drusilla morta
  • Obbligò la popolazione ebraica a introdurre nel tempio di Gerusalemme la statua del principe (gli ebrei erano la, popolazione che più di tutte si ostinava a riconoscere Caligola come una divinità).
  • Sperperò il patrimonio di Tiberio tramite compensi ai soldati e abbellimenti della città
  • Aumentò le tasse per compensare gli sprechi che si creavano a corte 
  • Instaurò un regime tirannico
Dopo tutte queste azioni sconsiderate, avendo attirato su di se l'odio di tutta la popolazione, fu assassinato nel 41 dai pretoriani. Gli stessi pretoriani decisero di acclamare nuovo imperatore Claudio (fratello di Germanico).



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