Il principato di Augusto
Il governo del principe
Dalla repubblica all'impero
La battaglia di Azio (Lorenzo A. Castro, 1672). |
La conquista del potere da parte di Ottaviano, con la vittoria ottenuta su Antonio nella battaglia di Azio, iniziò la vicenda di quello che si è soliti chiamare impero romano. I romani chiamarono inizialmente l'impero principato.
Istituzioni, norme giuridiche, valori religiosi e civili rimasero sostanzialmente i medesimi dell'epoca precedente. Il potere venne accentrato su un'unica persona il principe.
Il logoramento delle istituzioni repubblicane
L'annualità e la collegialità delle cariche, avevano lo scopo di impedire qualsiasi ritorno alla monarchia o l'affermarsi di tirannide.
D'altra parte, nel corso della lunga fase delle guerre civili i romani avevano dovuto constatare il progressivo deterioramento di quei principi.
Tutti questi fenomeni che abbiamo sintetizzato con l'espressione crisi della Repubblica, avevano trovato la loro massima espressione in Cesare, il cui potere personale era fondato sul controllo della forza militare e sulle clientele.
Ottaviano restauratore della pace
Le guerre civili avevano generato un diffuso bisogno di pace e di ordine. Ottaviano riuscì a soddisfare questa esigenza costruendo un potere personale assoluto e, al tempo stesso, sostenuto da grande popolarità. Egli fece in modo di presentarsi come il restauratore delle istituzioni repubblicane e garante dell'autorità dello Stato.
Ottaviano realizzò infatti una formidabile concentrazione del potere senza modificare le istituzioni della Repubblica, ma ricoprendo in prima persona o controllando tutte le principali cariche pubbliche.
Il potere in una sola persona
Già prima della vittoria di Azio, Ottaviano godeva di un'importantissima prerogativa del tribunato della plebe, inviolabilità della sua persona.
Nel 31 a.C. Egli assunse la carica di console, e la mantenne ininterrottamente sino al 23 a.C.
Nel 29, in veste di censore egli assunse il titolo di princips senatus, che gli dava il diritto di pronunciarsi per primo sulle proposte di legge, condizionando così il voto degli altri senatori.
Nel 29, in veste di censore egli assunse il titolo di princips senatus, che gli dava il diritto di pronunciarsi per primo sulle proposte di legge, condizionando così il voto degli altri senatori.
Nel 27 a.C., rimise nelle mani del senato tutti i suoi poteri. In cambio, il Senato gli conferì il titolo di Augusto. Insieme con questo titolo venne riconosciuto ufficialmente il ruolo di rifondatore e pacificatore della città dopo il disastro delle guerre civili.
I titoli di Augusto e di principe, conferivano a Ottaviano maggiore autorevolezza e prestigio rispetto agli altri magistrati e ne sancivano di fatto la superiorità.
Il cumulo delle cariche
Nel 23 a.C. Ottaviano rinuncio al consolato, e assunse il comando perpetuo delle province.
Questa carica rappresentava il nucleo fondamentale del suo potere, perché gli dava il controllo dell'esercito e la possibilità di amministrare l'immenso dominio romano per mezzo di suoi incaricati, legati.
Altre cariche che Augusto cumulò, in apparenza secondarie, in realtà importantissime, furono il controllo degli approvvigionamenti di Roma e la responsabilità delle strade. Nel 12 a.C., infine, ottenne anche il pontificato massimo, e il potere censorio.
Il principato
Con questi provvedimenti si realizzò una profonda trasformazione istituzionale: la legalità e la magistratura repubblicane vennero formalmente e salvaguardate, ma il loro accentramento in una sola persona introdusse di fatto, una nuova figura istituzionale, quella del principe.
Il principe era considerato solo magistrato, sebbene superiore agli altri.
Questa ambiguità si riflette nella denominazione stessa del regime augusteo, che fu chiamato principato. Successivamente, tale forma di governo fu chiamata impero.
Lo svuotamento delle istituzioni
Il potere del Senato fu mantenuto in alterato e il suo prestigio salvaguardato.
Augusto, ottenne l'appoggio individuale di molti senatori, controllandone di fatto l'operato.
Anche le antiche magistrature assunsero sempre più ruolo di semplice rappresentanza: i due consoli eletti restavano in carica pochi mesi, per poi lasciare il posto a dei sostituti; in questo modo, un maggior numero di personaggi politici potere accedere a tale carica, che garantiva la nobilitazione ma non aveva più reali funzioni.
Riforme sociali e consenso
A livello popolare, Augusto opera in modo da consentirsi il consenso dei veterani, del proletariato italico e della plebe di Roma.
Alla plebe, infine, garantì abbondanti distribuzioni di grano, elargizioni in denaro, spettacoli pubblici e giochi Per legare a sé la plebe.
Grandiosi lavori pubblici, venivano intrapresi anche per alleviare, sia pure momentaneamente il problema della disoccupazione.
Burocrazia pubblica e ascesa del ceto equestre
Augusto introdusse nuove cariche, che gli garantirono un controllo politico-amministrativo solido ed efficiente. Grazie alla creazione di un vasto ramificato apparato burocratico.
Per quanto riguarda l'amministrazione di Roma, venne nominato un prefetto urbano, scelto tra i senatori, Con il compito di garantire l'ordine pubblico nelle città e nel circondario.
Per la per l'approvvigionamento alimentare di Roma e dell'Italia venne istituito il prefetto dell'annona, appartenente al ceto equestre. Per la difesa personale dell'imperatore e per impedire ogni tentativo di rivolta venne infine istituita la guardia pretoria, a capo della quale fu posto un prefetto pretorio, il sempre scelto all'interno del ceto equestre.
La maggior parte delle cariche amministrative era nelle mani del ceto equestre: da ricchi finanzieri i cavalieri diventavano così importanti funzionari della burocrazia pubblica, incentivanti nella loro carriera da Augusto, dato che loro interessi coincidevano ora con quelli dello Stato.
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