Promessi sposi: capitoli 16-17-20
Capitolo 16
Dopo essere sfuggito alla polizia Renzo è deciso a rifugiarsi da suo cugino Bortolo nel bergamasco e quindi lasciare lo stato. Conosce la punizione che spetta a chi si ribella alla polizia e, temendo di essere riconosciuto per quello che è accaduto poco prima, non chiede a nessuno informazioni sulla strada per Bergamo. Dopo aver oltrepassato la porta orientale (le guardie non prestano attenzione a Renzo e lui esce indisturbato) decide di non prendere la via maestra ma una via secondaria meno controllata.
Giunto a Gorgonzola si ferma a mangiare in un'osteria e evita le domande dei curiosi sulla situazione della città di Milano. Mentre sta mangiando però, arriva un rappresentante di commercio sempre ricco di notizie e aneddoti. Senza remore gli ospiti della locanda gli chiedono incessantemente quale sia la situazione della città. Il mercante non si fa pregare e racconta dell'assalto alla casa del vicario: il giorno dopo molti rivoltosi sono stati arrestati ma uno dei capi, arrestato mentre dormiva, è riuscito a liberarsi e scappare. Renzo capisce che si sta parlando di lui e anche se i fatti non sono andati come raccontati dal mercante, è troppo pericoloso rimanere in osteria. Scappando nel momento più opportuno, sa di non poter chiedere informazioni perché rischia di essere catturato: così decide di andare verso il confine della regione cioè il fiume Adda e poi affidarsi alla provvidenza per trovare la strada.
Capitolo 17
Con la certezza assoluta di essere ricercato, Renzo ha paura nonostante il buio lo stia proteggendo. Mentre cammina, tornano alla mente le parole del mercante dentro l'osteria: Renzo è stato definito come un pericoloso delinquente al servizio di nazioni straniere.
Le poche case isolate che vede non lo lasciano tranquillo e non chiede un posto in cui dormire. Proseguendo il cammino si ritrova in un fitto bosco che gli fa perdere l'orientamento. In preda al panico la sua fortuna è riuscire ad udire in sottofondo il rumore dell'acqua del fiume Adda che rappresenta il confine per entrare a Venezia. Con gli ultimi sforzi arriva nei pressi di una capanna abbondata dove decide di trascorrere la notte.
All'alba si sveglia, chiede un passaggio a un barcaiolo e attraversa il fiume ritrovandosi a Venezia.
Incontra suo cugino Bortolo che gli trova un lavoro e una sistemazione.
Capitolo 20
L'innominato vive in un castello sulla cima di un monte e l'unica via di accesso è una via tortuosa. Don Rodrigo arriva fino al corpo di guardia, scende da cavallo, consegna le armi e accompagnato dal Griso arriva al castello.
Parlando all'innominato afferma di aver bisogno di aiuto e accentua la gravità del fatto: infatti, conosce la passione del tiranno per le azioni impossibili e sa che questo si esalterà sentendo delle difficoltà dell'impresa. L'innominato accetta d'impulso e prende nota del nome di Lucia. Una volta rimasto solo, però, inizia a provare un senso di disagio: l'avvicinarsi della morte da qualche tempo lo ha portato a provare un senso di disagio con la sua coscienza. È una sorta di inquietudine e sensi di colpa per quei tempi in cui, senza rimorso alcuno era spietato nei confronti dei nemici.
Con l'obiettivo di scacciare dalla testa questi penosi stati d'animo, chiama il Nibbio (il migliore dei suoi bravi) e lo spedisce a Monza da Egidio. Egidio era uno dei suoi migliori amici e l'amante di Gertrude.
La monaca di Monza deve inventarsi una scusa per mandare Lucia fuori dal convento: una volta fuori, tre bravi l'attenderanno vicina a una carrozza per rapirla e portarla al castello dell'innominato.
Gertrude, fortemente in sofferenza per il destino di Lucia, non ha comunque la forza di sottrarsi alla volontà del suo amato.
Mentre l'innominato freme nell'attesa di ricevere Lucia, ordina a una vecchia da sempre abitante del castello di ricevere la giovane e tranquillizzarla. Nel frattempo, il Nibbio è fortemente turbato nell'animo dopo aver ascoltato durante il tragitto i pianti e gli scongiuri di Lucia.
Dopo essere sfuggito alla polizia Renzo è deciso a rifugiarsi da suo cugino Bortolo nel bergamasco e quindi lasciare lo stato. Conosce la punizione che spetta a chi si ribella alla polizia e, temendo di essere riconosciuto per quello che è accaduto poco prima, non chiede a nessuno informazioni sulla strada per Bergamo. Dopo aver oltrepassato la porta orientale (le guardie non prestano attenzione a Renzo e lui esce indisturbato) decide di non prendere la via maestra ma una via secondaria meno controllata.
Giunto a Gorgonzola si ferma a mangiare in un'osteria e evita le domande dei curiosi sulla situazione della città di Milano. Mentre sta mangiando però, arriva un rappresentante di commercio sempre ricco di notizie e aneddoti. Senza remore gli ospiti della locanda gli chiedono incessantemente quale sia la situazione della città. Il mercante non si fa pregare e racconta dell'assalto alla casa del vicario: il giorno dopo molti rivoltosi sono stati arrestati ma uno dei capi, arrestato mentre dormiva, è riuscito a liberarsi e scappare. Renzo capisce che si sta parlando di lui e anche se i fatti non sono andati come raccontati dal mercante, è troppo pericoloso rimanere in osteria. Scappando nel momento più opportuno, sa di non poter chiedere informazioni perché rischia di essere catturato: così decide di andare verso il confine della regione cioè il fiume Adda e poi affidarsi alla provvidenza per trovare la strada.
Capitolo 17
Con la certezza assoluta di essere ricercato, Renzo ha paura nonostante il buio lo stia proteggendo. Mentre cammina, tornano alla mente le parole del mercante dentro l'osteria: Renzo è stato definito come un pericoloso delinquente al servizio di nazioni straniere.
Le poche case isolate che vede non lo lasciano tranquillo e non chiede un posto in cui dormire. Proseguendo il cammino si ritrova in un fitto bosco che gli fa perdere l'orientamento. In preda al panico la sua fortuna è riuscire ad udire in sottofondo il rumore dell'acqua del fiume Adda che rappresenta il confine per entrare a Venezia. Con gli ultimi sforzi arriva nei pressi di una capanna abbondata dove decide di trascorrere la notte.
All'alba si sveglia, chiede un passaggio a un barcaiolo e attraversa il fiume ritrovandosi a Venezia.
Incontra suo cugino Bortolo che gli trova un lavoro e una sistemazione.
Capitolo 20
L'innominato vive in un castello sulla cima di un monte e l'unica via di accesso è una via tortuosa. Don Rodrigo arriva fino al corpo di guardia, scende da cavallo, consegna le armi e accompagnato dal Griso arriva al castello.
Parlando all'innominato afferma di aver bisogno di aiuto e accentua la gravità del fatto: infatti, conosce la passione del tiranno per le azioni impossibili e sa che questo si esalterà sentendo delle difficoltà dell'impresa. L'innominato accetta d'impulso e prende nota del nome di Lucia. Una volta rimasto solo, però, inizia a provare un senso di disagio: l'avvicinarsi della morte da qualche tempo lo ha portato a provare un senso di disagio con la sua coscienza. È una sorta di inquietudine e sensi di colpa per quei tempi in cui, senza rimorso alcuno era spietato nei confronti dei nemici.
Con l'obiettivo di scacciare dalla testa questi penosi stati d'animo, chiama il Nibbio (il migliore dei suoi bravi) e lo spedisce a Monza da Egidio. Egidio era uno dei suoi migliori amici e l'amante di Gertrude.
La monaca di Monza deve inventarsi una scusa per mandare Lucia fuori dal convento: una volta fuori, tre bravi l'attenderanno vicina a una carrozza per rapirla e portarla al castello dell'innominato.
Gertrude, fortemente in sofferenza per il destino di Lucia, non ha comunque la forza di sottrarsi alla volontà del suo amato.
Mentre l'innominato freme nell'attesa di ricevere Lucia, ordina a una vecchia da sempre abitante del castello di ricevere la giovane e tranquillizzarla. Nel frattempo, il Nibbio è fortemente turbato nell'animo dopo aver ascoltato durante il tragitto i pianti e gli scongiuri di Lucia.
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