Dante Alighieri vita e opere

La giovinezza e l'amore per Beatrice
Dante Alighieri nasce nel 1265 sotto il segno dei gemelli e viene battezzato con il nome di Durante poi abbreviato con Dante. Il padre Alighiero II, appartiene a una famiglia di piccola nobiltà, vive facendo l'intermediario in vendite di beni e concedendo piccoli prestiti a usura.
La formazione di Dante, è quella consueta di un uomo dei suoi tempi: studia grammatica e retorica con Brunetto Latini, uno degli uomini più colti dell'epoca; frequenta i seminari francescani e domenicani a Firenze, forse si spinge a seguire alcune lezioni che si tenevano all'università di Bologna.
Rimasto precocemente orfano di madre e alcuni anni dopo anche del padre, Dante sposa ventenne Gemma Donati. Ma l'evento cruciale di questa prima fase della vita di Dante consiste nell'incontro e nell'amore per Beatrice.
Proprio a Beatrice è legato l'esordio poetico di Dante, che racconta di aver composto il suo primo sonetto in occasione del secondo incontro con la donna, all'età di diciotto anni.
Attorno alla sua figura è costruita la sua prima opera di rilievo, la Vita Nova, composta nell'ambito del movimento poetico del Dolce Stil Novo, che unisce una ristretta cerchi di amici (soprattutto Guido Cavalcanti).

La passione politica: la breve stagione dell'impegno
La storia di Firenze negli anni dell'infanzia di Dante è dominata dal conflitto tra guelfi e ghibellini; i guelfi legati al papa, i ghibellini l'imperatore.
La passione politica di Dante è precoce, e probabilmente lo distoglie sia dagli studi letterari sia dall'interesse per la poesia d'amore.
Ma la politica è la più importante passione per Dante: egli avrebbe forse voluto farne la sua occupazione principale, ma l'avversità della sorte e la malvagità degli uomini lo hanno costretto a ripiegare sull'esercizio delle lettere.
Nel 1295 si iscrive alla sesta Arte maggiore, quella dei Medici, per poter accedere agli incarichi pubblici, nel 1300 viene a essere scelto tra i Priori, la più alta carica del governo cittadino, proprio quando si consuma la spaccatura dei Guelfi fiorentini in due frazioni , i Bianchi e i Neri: i Bianchi facenti capo alla famiglia dei Cerchi, i Neri facenti capo alla famiglia dei Donati.
Successivamente Dante viene accusato di corruzione, opposizione al pontefice e al re di Francia, sospetto tradimento per accordo con i Ghibellini; con due sentenze successive Vine condannato all'esilio e poi alla morte sul rogo, i suoi beni confiscati, la sua famiglia bandita per sempre da Firenze.
Dopo due tentativi fallimentari di rientrare a Firenze con la forza delle armi, Dante decide di dividere la sua sorte da quella degli altri esuli e di fare ≪parte di se stesso≫.

L'esilio e la Commedia
Da intellettuale militante cittadino, impegnato in prima persona nella vita politica, diventa un intellettuale cortigiano e comincia a vagare da una città all'altra, da una corte all'altra, in cerca di protezione e sostentamento materiale.
Di questi lunghi anni d'esilio sappiamo poco o nulla, ma l'impegno principale e prioritario di questa seconda fase di vita è la scrittura.
In questo vero e proprio furore creativo Dante compone le sue opere dottrinali di maggiore impegno il De volgari Eloquentia e il Convivio, soprattutto, il suo capolavoro che lo impegnerà per quasi vent'anni, praticamente fino alla morte.
L'ultima grande illusione politica di Dante è legata alla breve avventura di Enrico VII di Lussemburgo, che viene incoronato imperatore e subito dopo scende in Italia, con il proposito di restaurare l'autorità imperiale e ricondurre all'obbedienza ai comuni e alle signorie.
Contemporaneamente Dante espone, nel trattato intitolato De Monarchia, gli elementi essenziali della sua prospettiva politica: la necessità di una monarchia universale  e la condanna dell'usurpazione del potere temporale da parte della Chiesa romana.
L'illusione è di breve durata: nel 1313 Enrico VII muore e Dante ancora una volta subisce i contraccolpi  delle porrei scelte, guadagnandosi l'ostilità di alcuni dei suoi vecchi protettori.
La morte lo accoglie a Ravenna, a 56 anni, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, a causa di febbri malariche contratte nelle paludi di Comacchio, di ritorno da un'ambasceria a Venezia.

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