Papato e monarchie nel Trecento

Celestino V
Bonifacio VIII
Le dimissioni Celestino V e Filippo il Bello
Celestino V era un eremita abruzzese, l'unico papa che diede le dimissioni a pochi mesi dalla sua proclamazione di pontefice.
Celestino V era privo di ogni esperienza in campo politico, giuridico e amministrativo e per questo non sentendosi idoneo, rinunciò all'incarico.
Al suo posto venne eletto Papa Bonifacio VIII nel 1294.
Il principale avversario politico di Bonifacio VIII fu il re di Francia Filippo il Bello. Impegnato in un conflitto con il re d'Inghilterra Edoardo I.
Nel 1296, il sovrano francese sottopose a tributo anche i beni della Chiesa. Bonifacio VIII replicò con una prima bolla, nella quale minacciava di scomunica il re se non avesse immediatamente ritirato i provvedimenti fiscali nei confronti del clero. Ma Filippo il Bello non si piegò ma anzi, passò al contrattacco, vietando l'uscita dal regno di qualsiasi somma di denaro che fosse diretta a Roma.
Nella Francia della fine del Duecento, Filippo IV poteva invece contare su risorse più elevate, egli aveva a sua disposizione dei funzionari sotto la sua diretta dipendenza.
Di fronte a questa nuova e solida struttura sociale, l'arma della scomunica risultava inefficace, infatti, Bonifacio VIII fu costretto a desistere dal proseguire la lotta, cioè finì per lasciar cedere, la bolla del 1296.

Il pontificato di Bonifacio VIII e il giubileo
All'inizio del 1300, a Roma si diffuse una credenza popolare secondo la quale chi si fosse recato a pregare nel primo anno di ogni secolo sulla tomba di San Pietro si sarebbe procurato l'indulgenza plenaria.
Una grande quantità di pellegrini cominciò ad affluire a Roma, pertanto, Bonifacio VIII la confermò ufficialmente il 22 febbraio 1300, inducendo il primo giubileo della storia della Chiesa.
Il giubileo aveva la durata di un anno, nel quale era possibile, a chiunque compisse il pellegrinaggio a Roma, ricevere l'indulgenza plenaria, vale a dire ottenere la totale remissione delle pene purificatrici nell'aldilà.

Le conseguenze del giubileo
Il giubileo del 1300, segnò il trionfo della concezione tripartita dell'aldilà, cioè dell'idea secondo cui, esisteva, oltre al paradiso e all'inferno un terzo luogo, il purgatorio.
Nel purgatorio le anime subivano delle sofferenze per purificarsi e in seguito andare in paradiso.
Nel 1300, Roma si mostrò il vero centro della cristianità latina. I concetti di purgatorio e di indulgenza, da  allora in avanti si sarebbero legati sempre più strettamente all'idea secondo cui il papato doveva occupare una posizione assoluta e suprema.


La bolla Unam sanctam
Bolla Unam sanctam
Il 18 novembre 1302 il papa emanò la bolla Unam sanctam. In questo documento, il pontefice proclamava solennemente che non c'era alcuna possibilità di salvezza per gli uomini al di fuori della Chiesa Cattolica, e che essa aveva per capo e per guida solo il vescovo di Roma. Nello stesso tempo, Bonifacio VIII riproponeva la teoria delle due spade, elaborata da Bernardo di Chiaravalle circa due secoli prima.
Infine, la bolla si chiudeva con la perentoria affermazione: «E' assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al pontefice di Roma».
A colpire, è la durezza dei toni, nel momento in cui i sovrani avevano i mezzi e la forza per ignorarle.

La sfida di Filippo
In seguito all'emanazione della bolla Unam sanctam, Filippo il Bello assunse un atteggiamento di sfida nei confronti del papato, utilizzando per i propri fini i cosiddetti stati generali.
Si trattava di un'assemblea in cui furono radunati i rappresentanti da tutte le regioni del regno:
  • la nobiltà guerriera;
  • il clero;
  • il terzo stato.
Filippo aveva ottenuto che questa assemblea approvasse l'affermazione secondo cui il re di Francia aveva ricevuto il suo regno direttamente da Dio

Palazzo di Bonifacio VIII
ad Anagni
L'oltraggio di Anagni
Nel giugno nel 1303, dietro richiesta di Filippo IV, gli stati generali sollevarono la questione della legittimità dell'elezione di Bonifacio VIII. Avanzare riserve nei confronti della procedura di elezione del pontefice in carica, significava porre in discussione la validità di tutti i suoi atti, bolla Unam sanctam compresa.
Nell'agosto 1303 un gruppo di inviati di Filippo il Bello tentò di far prigioniero Bonifacio VIII nella sua villa di Anagni, allo scopo di obbligarlo a convocare un concilio, che avrebbe dovuto decidere della legittimità della sua elezione. 
L'operazione non riuscì, infatti, egli fu liberato da una sommossa popolare. Tuttavia, il cosiddetto oltraggio di Anagni suscitò un'enorme impressione in tutta la cristianità.

Papato e impero
Nel 1309 Celestino V, per sfuggire alle pressioni delle grandi famiglie romane, prese la decisione di trasferire la sede del papato in Francia. Quella che era stata una scelta tattica e temporanea si trasformò in una situazione stabile che durò fino al 1378.
La sede del Papato fu ad Avignone, un territorio che si trovava dentro la sfera di influenza del re di Francia.
In Germania, Ludovico duca di Baviera, era entrato in conflitto con il papa, perché non voleva riconoscerlo come sovrano legittimo. Nella sua lotta contro il papa, Ludovico il Bavaro potè contare sull'appoggio del filosofo italiano Marsilio da Padova.
Ludovico venne solennemente incoronato imperatore nel 1328, a Roma, e proclamò che il suo diritto governare non proveniva né da Dio né dal papato, ma solo dal popolo romano.
Nel 1356, infine, venne fissato con precisione il gruppo di principi che avevano il diritto di eleggere l'imperatore.
La Bolla d'oro, emanata dall'imperatore Carlo IV, ne individua sette:

  • Tre ecclesiastici;
  • Quattro laici.
La stessa bolla, dichiarava che, questi sette principi erano di stati autonomi. La carica dell'imperatore così divenne sempre meno importante fino a diventare solo un titolo onorifico.

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