I cambiamenti nella mentalità collettiva

Flagellanti
La peste come castigo divino
La peste del 1347-1350 ebbe un'incidenza pari all'importanza che essa ebbe sotto il profilo demografico.
Negli anni 1348-1349 provocarono una ripresa del fenomeno dei flagellanti. Si trattò di un movimento spontaneo di uomini e donne, che cominciarono a percuotersi e a infliggersi sofferenze di vario tipo.
Il gesto apparentemente folle dei flagellanti si comprende solo se si tiene presente che la peste era comunemente interpretata come una punizione di Dio.
Nell'intenzione dei flagellanti, l'atto di infliggersi delle sofferenze aveva un duplice scopo: da un lato, il peccatore cercava di manifestare a Dio la piena consapevolezza della propria indegnità; dall'altro, cercava di espiare i propri peccati attraversa la più severa delle penitenze.

La diffusione del culto della Vergine
L'insistenza sul castigo divino fece nascere un nuovo culto: quello di Maria e dei Santi. La vergine rivestì, il ruolo di un vero e proprio avvocato: supplicava Dio perché provasse misericordia nei confronti degli uomini, intercedeva per loro e cerva di placare il Suo sdegno.
In questo periodo moltissimi fedeli cercarono di accumulare il maggior numero possibile di indulgenze, lo stato d'animo della cristianità europea alla fine del Quattrocento dominato dalla paura del castigo, il credente cercava in tutti i modi rassicurazione, protezione e garanzia di salvezza.

La ricerca di un capro espiatorio
Negli anni 1348-1349 gli ebrei furono ripetutamente accusati di aver avvelenato i pozzi e di essere gli strumenti di un gigantesco complotto diabolico finalizzato al completo sterminio della cristianità. Pertanto, in varie regioni, l'esplosione e il dilagare della malattia furono accompagnati dal massacro degli ebrei residenti in quelle contrade. 
I primi tumulti antiebraici si ebbero a Tolone e a Barcellona. Siamo difronte alla strategia psicologica del capro espiatorio che viene attivata da una comunità quando questa è colpita da una crisi che essa non è capace di comprendere razionalmente nelle sue cause effettive o che comunque non è in grado di fronteggiare efficacemente. A quel punto il meccanismo procede con l'individuazione di un colpevole responsabile della crisi.
Nel momento in cui il capro espiatorio viene individuato si genera una specie di catarsi (purificazione) collettiva.
Nel XV secolo si delineò completamente il concetto di strega, termine con cui si indicava una donna accusata di aver stipulato un patto con il diavolo, rinnegato la fede e avuto rapporti sessuali con il demonio stesso, in cambio, Satana le concedeva di operare il male in modo misterioso e con strumenti soprannaturali.
La strega e lo stregone rivestirono di solito il ruolo di capro espiatorio per tutti gli incidenti che investivano un individuo o una piccola comunità.
In una società in cui il potere era interamente gestito dai maschi, la donna era una figura marginale, adatta a rivestire questo ruolo. 
Inoltre, le donne erano oggetto di una violenta propaganda ostile, che le dipingeva come schiave della lussuria, incapaci di dominare le proprie passioni e comunque pericolose per il maschio: la figura di Eva che induce Adamo al peccato e ne provoca la rovina, era regolarmente additata come esempio della pericolosità della donna.

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