Il volgare e la letteratura religiosa

Il passaggio dal latino alle lingue romanze comincia con la fine dell'impero romano: infatti in quel periodo i ceti alti utilizzavano il latino ufficiale, mentre il popolo parlava il latino volgare, ovvero una versione impoverita del latino ufficiale.
Quando l'unità dell'impero termina, viene meno l'uso del latino ufficiale e si diffondono le diverse varietà volgari in cui vengono mischiate le lingue pre-romane e quelle dei popoli barbari.
Dato che si tratta di lingue orali non ci sono regole ben definite: vengono chiamate volgari perché parlate dal vulgus (popolo) e poi verranno chiamate romanze.
Le principali sono:

  • Italiano;
  • Portoghese;
  • Spagnolo;
  • Francese (lingua d'oil);
  • Provenzale (lingua d'oc);
  • Rumeno.
Fuori da questa area romanza, l'influenza del latino scompare (inglese, Bretone, Tedesco).
La prima attestazione ufficiale del volgare è il giuramento di Strasburgo dell'842 (Francese e Tedesco). In Italia bisogna aspettare quasi un secolo per i primi documenti scritti. 
L'affermazione del volgare come lingua di cultura avviene grazie a due spinte, da un lato il ruolo della Chiesa che deve avvicinarsi al volgare per diffondere il suo messaggio. Quindi le sue testimonianze scritte sono prediche, vite dei santi ecc... Nascono così i primi testi di letteratura religiosa, dall'altro il volgare scritto si diffonde grazie alle attività commerciali (contratti, pratiche legali ecc...).
A lungo però le lingue romanze rimangono orali e solo con la nascita del romanzo vengono utilizzati per testi scritti.
Uno dei primi generi attestati è l'agiografia, cioè il racconto della vita dei santi, una delle prime opere è la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, poi ci furono:
  • La lauda, componimento poetico di lode;
  • La sacra rappresentazione, recitazione di alcuni episodi del vangelo;
  • Exemplum, racconto breve a contenuto morale;
  • Didascalico allegorico, scritto in versi o in prosa ed è un racconto inventato con un contenuto morale.

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