Cola di Rienzo, signorie e crisi del papato

Cola di Rienzo
Cola di Rienzo era un uomo di umili origini, ma colto. Egli approfittò dell'assenza del papa e si fece acclamare tribuno del popolo nel 1347. Dopo aver proclamato che il popolo romano era l'unica autorità abilitata a conferire a un sovrano la dignità imperiale, si preoccupò di creare un parlamento nazionale italico, che assumesse il compito di designare l'imperatore.
Il progetto di Cola fallì completamente. Il papa scomunicò il tribuno e le città italiane non furono in grado di sostenerlo.
Rientrato a Roma nel 1354, venne ucciso da una folla di popolani romani, che lo accusarono di voler diventare a sua volta un tiranno e fecero scempio del suo cadavere.
Mentre i principi tedeschi volevano riservare a se stessi il diritto di eleggere l'imperatore, in Italia andava affermandosi un sistema politico di tipo nuovo.

Nascita delle signorie
In Italia lo sviluppo dei comuni aveva accentuato i conflitti interni tra le varie fazioni, rendendo sempre più feroci le lotte per il potere.
Per contrastare queste lotte, il governo delle città fu affidato ad un signore, che poteva essere sia un capo vittorioso, sia un nobile esperto di guerra.
Nella seconda metà del XIII secolo, molti comuni dell'Italia centro-meridionale si erano trasformati in signorie, cioè Stati governati da una figura che deteneva tutto il potere e non rispondeva più delle sue azioni di fronte all'assemblea dei cittadini.
Nel 1395, Gian Galeazzo Visconti si fece conferire dall'imperatore tedesco il titolo di Duca. Egli cessava semplicemente di essere il signore di Milano, ma ne divenne il legittimo principe, mentre il suo regno si trasformò in principato.
I Gonzaga di Mantova, furono nominati marchesi nel 1433; gli Este divennero duchi di Modena nel 1452 e duchi di Ferrara nel 1471; i Montefeltro divennero duchi di Urbino nel 1474.
Signori e principi, sentirono ben presto il bisogno di avere di un esercito fidato.
In un primo tempo si offrirono soprattutto dei saldati stranieri che avevano seguito Enrico VII, si presentarono anche molti inglesi, soprattutto nei periodi in cui il regno d'Inghilterra e quello di Francia non si combattevano fra di loro.
Giovanni Acuto, che fu uno dei mercenari più famosi e più rispettati di tutta la penisola aveva combattuto al servizio di Firenze.
Il comandante aveva bisogno di una base in cui l'esercito potesse essere alloggiato e rifornito durante l'intervento. Tra i primi a muoversi in questa direzione furono Sigismondo Malatesta (Rimini), Federico Montefeltro (Urbino) e Francesco Sforza condottiero romagnolo che dapprima ottenne dal papa il titolo di marchese di Ancona, e poi divenne duca di Milano nel 1450.
Nel 1385, Gian Galeazzo Visconti eliminò lo zio Barnabò, pur di diventare il padrone assoluto di Milano. Senza dubbio, andava diffondendosi l'idea secondo cui le esigenze dell'agire politico potevano spingere ad azioni discutibili, dal punto di vista morale e religioso.
Come i mercanti cercavano di porre rimedio alle azioni immorali che spesso commettevano in nome della ragion di marcatura (cioè della ricerca del profitto senza scrupoli), così i principi cercavano di riparare i crimini che nascevano dalla ragion di Stato, costruendo chiese, effettuando pellegrinaggi penitenziali o istituendo ospedali.


La crisi del papato
Il papato restò ad Avignone per circa settant'anni, nei quali regnarono sette papi. In tal periodo, la Chiesa cercò soprattutto di allargare le proprie risorse economiche, e quindi iniziò a chiedere tasse a tutta l'Europa.
Consapevole che la sede papale non poteva stare lontana dalla tomba di San Pietro, Gregorio IX tornò a Roma nel 1376. Ma alla sua morte due anni dopo ci fu una profonda spaccatura tra nella Chiesa, perché il popolo romano richiese esplicitamente di eleggere un papa italiano che mantenesse la sede papale a Roma.
A distanza di poco tempo furono eletti due papi: uno romano (Urbano VI) e uno avignonese (Clemente VII), con il risultato che l'occidente sprofondò per quarant'anni nel cosiddetto grande scisma.
A porre fine alla frattura fu il concilio di Costanza, che elesse un nuovo papa, obbligando sia il pontefice romano sia quello avignonese a rinunciare al potere.
Tali decisioni furono assunte dopo aver solennemente proclamato che il concilio era superiore al papa.
A partire da questo momento, si diffuse e si fece sempre più forte più forte in tutta l'Europa il movimento conciliarista, che chiedeva una gestione più collegiale della Chiesa , tramite la convocazione frequente e regolare di concili.
Verso la metà del Quattrocento, il papato riuscì ad imporre di nuovo la propria autorità e a far trionfare di nuovo l'impostazione monarchica, secondo cui il pontefice è guida unica e suprema, al vertice della Chiesa.

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