Guerre di indipendenza
La prima guerra di indipendenza Italiana
Il lombardo veneto fu il primo territorio su cui insorsero delle rivoluzioni: al termine delle 5 giornate di Milano 18-23 Marzo 1848 le truppe austriache guidate da Radetzky abbandonarono Milano e si rifugiarono nel quadrilatero (Mantova, Verona, Peschiera e Legnago). Nello stesso periodo a Venezia viene instaurata la repubblica di San Marco e anche a Modena e Parma vengono cacciati i sovrani. Carlo Alberto di Savoia approfitta di questi successi per dichiarare guerra all’Austria, il sovrano arrivò a Milano quando c’era già un governo provvisorio, quindi la sua presenza fu vista come un invasione.
Con l’entrata in guerra del Piemonte ebbe inizio la prima guerra di indipendenza italiana (23 Marzo 1848). All’inizio sembrava ci fosse una grande unità, infatti da tutta Italia vennero dei volontari e delle truppe mandate dai vari sovrani italiani. Nonostante la vittoria di Pastrengo questo alleanza iniziò a cedere a causa di Carlo Alberto che era più interessato ad annettersi il lombardo-veneto che a combattere gli austriaci di conseguenza i democratici e gli altri sovrani italiani non furono più disposti a continuare una guerra che favoriva solo il regno di Sardegna. Il primo a ritirarsi fu Pio IX e poi seguirono il granduca di Toscana e Ferdinando II di Borbone di conseguenza il conflitto si trasforma in una guerra sabauda: le prime fasi della guerra furono favorevoli a Carlo Alberto, però poi le truppe asburgiche che avevano avuto tempo di riorganizzarsi dopo la sconfitta vinsero a Custoza il 25 luglio del ’48. Carlo Alberto fu costretto a ritirarsi con l’armistizio di Salasco, l’unica che continuò a resistere fu la repubblica di San Marco.
Conseguenze politiche della sconfitta dei Savoia
La sconfitta di Carlo Alberto ebbe come conseguenza la sconfitta del partito monarchico moderato, quindi le forze moderate diventarono più forti e aiutarono il popolo toscano a formare un nuovo governo con a capo un triumvirato (Guerrazzi, Mazzoni e Montanelli).
Anche nello stato Pontificio si verificano dei moti che iniziarono con l’assassinio di Pellegrino Rossi che era il presidente del consiglio. Pio IX si rifugiò a Gaeta come il granduca di Toscana, così a Roma venne proclamata la repubblica Romana e il potere fu affidato ad un Triumvirato (Armellini, Saffi, Mazzini).
L’altro stato in cui i democratici potevano prevalere era il Piemonte, Carlo Alberto fu spinto a riprendere la guerra con l’Austria ma venne sconfitto a Novara 23-24 Marzo del ’49 e abdicò a favore del figlio che firmò l’armistizio, con cui poteva mantenere lo statuto Albertino. Tutti i governi democratici formatisi dopo il 48 caddero: Leopoldo II rientrò a Firenze protetto dagli Austriaci, Pio IX fu aiutato dai francesi a rientrare a Roma (a Roma avevano partecipato Garibaldi e Pisacane). Anche la repubblica di Venezia, guidata da Manin, fu costretta a cedere a causa del Colera, del blocco navale e dei bombardamenti, era il 26 agosto del ’49 e fu l’ultimo dei moti italiani. Nonostante il fallimento di tutti i moti comunque si rafforzò la coscienza nazionale.
La realizzazione dell’unità d’Italia
Dopo il fallimento dei moti del ’48 ci fu una durissima repressione. Gli Asburgo tornarono a esercitare un lungo dominio sul lombardo veneto che fu assediato fino al 1854 con la fucilazione di molti patrioti.
A Milano si scatenò un’altra rivolta nel 1853 ma l’iniziativa venne subito stroncata. Siccome i metodi repressivi austriaci stavano esasperando i cittadini del lombardo veneto il Generale Radetzky fu sostituito con l’arciduca Massimiliano che attuò una politica meno autoritaria.
Il fallimento della rivolta di Milano ebbe come conseguenza la spaccatura del movimento mazziniano. La nuova corrente di idee definita socialismo risorgimentale guidata da Ferrari e Pisacane. In risposta a queste critiche Mazzini creò il partito d’azione.
Il Piemonte costituzionale e Cavour
L’unico stato italiano che conservò una costituzione fu il Piemonte. Il Ministro Cavour attuò una politica illuminata e il suo scopo era l’unità della penisola Italiana sotto il controllo della monarchia sabauda. Con la pace di Milano 6 agosto 1849 finiva la prima guerra di indipendenza italiana tuttavia la maggioranza del parlamento non volle firmare il documento. Di conseguenza il re sciolse le camere proclama di Moncalieri e creò una nuova assemblea che firmò i trattati di pace.
Le riforme del governo d’azeglio
Dopo il trattato con l’austria il governo era guidato da d’Azeglio che attuò molte riforme come le leggi Siccardi che decretarono l’abolizione del foro ecclesiastico cioè i tribunali della chiesa, la soppressione del diritto d’asilo e l’eliminazione della manomorta per togliere i beni alla chiesa.
Cavour divenne ministro nel ’52 ed ebbe sempre la volontà di fare riforme e di difendere la libera iniziativa privata. Cavour poteva fare affidamento su un grande sostegno per realizzare le sue riforme grazie al connubio, ovvero un accordo tra la destra e la sinistra
- Obiettivi in campo economico, rafforzare l’industria e il commercio dello stato sabaudo, abolendo i dazi doganali e potenziando le infrastrutture, per ottenere i fondi impose tasse ai ceti più elevati.
- Fece applicare lo statuto Albertino;
- Laicizzò lo stato.
La sua politica estera, assicurò al Piemonte l’egemonia politica in Italia, Cavour voleva anche espandere la guida del Piemonte al resto d’Italia, ma c’erano gli Austriaci e Cavour non appoggiava le rivoluzioni perché era convinto che l’unificazione dovesse essere graduale e con l’appoggio del potenze straniere: Per questo motivo il Piemonte doveva entrare nella politica internazionale per fare delle alleanze.
L’occasione giusta si presentò durante la guerra di Crimea iniziata nel 1853 quando la Russia e la Turchia entrarono in contrasto. A fianco dell’impero ottomano si schierano la Francia e l’Inghilterra: la campagna militare durò più di un anno Sebastopoli, quindi gli inglesi e i francesi chiesero aiuto agli altri stati europei. Cavour mandò subito in Crimea un contingente militare perché sperava che l’Austria entrava in guerra con la Russia e quindi potesse essere indebolita da Francesi e dagli inglesi. Però gli Asburgo rimasero neutrali.
Quando la guerra finì ci fu il congresso di Parigi 1856 da cui il Piemonte non ottenne vantaggi territoriali, però ottenne che venisse discussa la questione italiana denunciando la politica repressiva dell’Austria e il governo inadeguato di Ferdinando II.
Intanto in Italia meridionale Carlo Pisacane guidò una rivoluzione a Sapri ma fu un insuccesso. Nacque la società nazionale, ovvero un nuovo movimento che aveva come obiettivo l’unità nazionale sotto la guida dei Savoia. Il programma di questa società fu accolto favorevolmente da Cavour.
Intanto Napoleone 3 subì un attentato compiuto da Felice Orsini un mazziniano che voleva che la Francia diventasse una repubblica, questo attentato favorì Cavour perché lo sfrutto per convincere napoleone II a risolvere la questione italiana prima che si verificasse un’altra rivoluzione. Quindi il 20 luglio del ’58 Cavour e Napoleone III firmarono gli accordi plombiers, un alleanza militare con cui i francesi si impegnavano a entrare in guerra contro l’austria se il regno di Sardegna fosse stato attaccato.
Gli accordi prevedevano anche che i Savoia avrebbero creato il Regno d’Alta Italia.
Seconda guerra d’indipendenza
Cavour doveva indurre gli Asburgo a dichiarare guerra al Piemonte per far scattare l’intervento della Francia quindi, organizzò delle manovre militari guidate da Garibaldi. Queste manovre spinsero vienna a intimare al Piemonte il disarmo, ma Cavour non lo fece, quindi l’esercito austriaco attaccò il Piemonte il 29 aprile 1859, I francesi intervennero a difesa del Piemonte e le battaglie principali furono a Magenta il 4 giugno, a Solferino e San Martino il 24 giugno e le truppe franco-piemontesi vinsero.
Visti i successi, anche nel resto d’Italia scoppiarono delle rivolte scacciando i sovrani e reclamando l’annessione allo stato Sabaudo. Queste rivolte fecero sfumare i progetti dell’imperatore francese , che decide di ritirarsi e firmò l’armistizio di Villafranca 11 luglio 1859, questo accordo prevedeva che la Lombardia passasse al Piemonte e che i sovrani spodestati in Italia fossero restaurati. Cavour rassegnò le sue dimissioni, i governi provvisori nati nell’Italia centrale organizzarono un esercito rivoluzionario capeggiato da Garibaldi.
L’Inghilterra sosteneva la creazione di un regno italiano perché aveva paura che la Francia potesse rafforzarsi troppo conquistando altri territori italiani. Grazie all’appoggio della Gran Bretagna Cavour ritorna al governo e ottenne dall’imperatore francese di annettere l’Italia Centrale al Piemonte cedendo Nizza e Savoia alla Francia.
L’11 e il 12 Marzo del 1860 si svolsero i plebisciti con cui Emilia Romagna e Toscana votarono per essere annesse al regno di Sardegna.
Spedizione dei mille
Queste annessioni ebbero un effetto positivo perché anche gli altri stati italiani volevano unirsi al Piemonte, gli unici oppositori erano il governo sabaudo, la Francia.
I primi problemi si verificarono nel regno delle due sicilie dove gli abitanti si rivoltarono e spinsero Garibaldi a decidere di intervenire e organizzare una spedizione in Sicilia per appoggiare le rivolte. Assieme a 1000 volontari Garibaldi salpò da Quarto tra il 5 e il 6 maggio 1860 e arrivarono a Marsala l’11 maggio del ’60. Garibaldi vinse a Calatafimi, occupò Palermo istituì un governo provvisorio affidato a Crispi e con la vittoria di Milazzo dominò tutta la Sicilia.
In tutta la Sicilia i Picciotti appoggiarono Garibaldi sperando di avere una riforma agraria. Tuttavia Garibaldi doveva occuparsi solo della spedizione militare, quindi si alleò con i proprietari terrieri per far in modo che l’ordine sociale rimase immutato, quindi i contadini furono perseguitati. L’episodio più grave è a Bronte.
Dopo aver superato lo stretto di Messina Garibaldi arrivò fino a Napoli dove fu raggiunto da Mazzini per creare un assemblea costituente. Cavour quindi intervenne per evitare che si creasse una repubblica e decise di far scontrare le truppe piemontesi con l’esercito pontificio.
I garibaldini sconfissero i Borbone a Volturno e si incontrarono con le truppe sabaude a Teano dove garibaldi affida la guida del nuovo stato al Re Emanuele II.
Il 17 marzo 1861 fu ufficialmente ratificata l’unità d’Italia. Il re fu Vittorio Emanuele II.
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