Mazzini e il liberalismo moderato

La formazione delle correnti politiche Italiane e i presupposti del pensiero di Mazzini
Nonostante il fallimento dei moti del ’30 l’Italia fu attraversata da un dibattito politico su come ottenere l’unità e l’indipendenza. Si delinearono quindi diverse correnti che avevano tutte lo stesso obiettivo, ma modalità diverse per raggiungerlo.
La corrente più importante era quella di Mazzini che entrò nella carboneria e fu arrestato per questo. Andò in esilio a Marsiglia dove potè conoscere esponenti importanti del liberalismo. 
Egli capì che il problema dei moti precedenti era stata l’esclusione delle masse popolari e la troppa fiducia nell’aiuto dei sovrani. Infatti anche lui invitò Carlo Alberto di Savoia a capeggiare la rivoluzione nazionale contro l’Austria. In risposta il re emanò l’ordine di cattura. 
Mazzini allora fondò la giovine Italia con gli obiettivi di indipendenza unità e repubblica. Il popolo doveva essere educato a questi ideali con la propaganda per farlo intervenire nella rivolta. Molto importante per Mazzini era la Fede.
In più secondo lui la battaglia rivoluzionaria non doveva essere una lotta di classe perché il problema era solo l’indipendenza e l’unità d’Italia, il problema della lotta di classe andava affrontato solo dopo. Il suo progetto non attirò le masse contadine.
Una prima congiura programmata da Mazzini venne scoperte e repressa. Poi a Genova scoppiò una insurrezione con a capo Garibaldi, sostenitore di Mazzini ma anche questa fallì e anche Garibaldi fu costretto ad andare in esilio in America Latina, questi fallimenti spinsero Mazzini a intensificare la propaganda ma fu anche espulso dalla Francia e quindi si recò in svizzera dove fondò la giovine Europa, questa nuova organizzazione doveva raggruppare tutti i rivoluzionari d’Europa. Il suo progetto però non ebbe successo e Mazzini si trasferì a Londra dove iniziò a fare delle insurrezioni senza ottenere un risultato.

Liberalismo moderato e federalismo in Italia
A seguito del fallimento di Mazzini i liberali moderati fecero delle proposte l’obiettivo era quello di creare un regime monarchico costituzionale per salvaguardare i borghesi, secondo loro il nuovo stato doveva essere libero e indipendente ma non una repubblica. Doveva essere uno stato liberale. Per fare questo emersero due soluzioni:

I cattolici guidati da Gioberti sostenevano che il paese sarebbe rinato con l’appoggio del papa, Gioberti auspicava una confederazione di stati guidati dal pontefice. Questa corrente si chiamava neo guelfismo. L’altra è guidata da Cesare balbo e Massimo d’Azeglio che invece vedevano i Savoia a capo dello stato federale perché è una dinastia molto esperta in Italia. Solo successivamente si forò un’altro schieramento che voleva realizzare uno stato federale non come monarchia ma come repubblica, il rappresentate di questo schieramento era Cattaneo.

L’elezione di Pio IX
Pio IX venne eletto nel 1846 e la sua elezione portò importanti riforme come la libertà di stampa e la creazione della consulta di stato composta da laici (assemblea per rinnovare lo stato). Per questo Pio IX divenne un simbolo di riforma politica.
Per reprimere i gruppi liberali in Italia Vienna occupò Ferrara che era sotto il territorio pontificio, allora Carlo Alberto di Savoia si schierò con il Papa nel 1847.
Subito dopo Piemonte Toscana e Stato Pontificio crearono la lega doganale italiana, mentre negli altri stati italiani iniziarono delle rivolte, la prima a Palermo nel gennaio del ’48 e poi a Napoli.

I Borbone chiesero aiuto all’Austria ma il papa si oppose al passaggio delle truppe austriache sul territorio quindi Ferdinando II di Borbone promulgò la Costituzione. Seguirono la Toscana, il Piemonte e lo stato pontificio.

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