La costruzione dello stato unitario, Il brigantaggio meridionale

La costruzione dello stato unitario
Dopo la proclamazione dell’unità c’erano due problemi: prima era completare l’unificazione del paese perché mancavano il veneto e Roma, il secondo era uniformare i codici amministrativi e legislativi.
La morte di Cavour rese difficile risolvere queste questioni: il capo del governo pur di mantenere l’unità riorganizzò lo stato con criteri accentratori, estendendo lo statuto Albertino e le leggi del Piemonte a tutto il paese.
Questa politica venne chiamata “piemontesismo” e prevedeva la leva militare obbligatoria e la pressione fiscale sui generi di prima necessità.
Il territorio venne diviso in provincie amministrate dai prefetti che rappresentavano il governo centrale. Ogni provincia era divisa in comuni con a capo il sindaco nominato dal re.
Questo creò malumore nelle classi popolari, ma le classi dominanti acconsentirono. I ceti popolari continuarono a non avere alcun diritto politico e alle elezioni poteva partecipare solo il 2% della popolazione selezionato in base censitaria.
Il parlamento era diviso in una destra e una sinistra chiamate poi destra e sinistra storica i deputati di destra che governarono fino al 1876 si proponevano come continuatori della politica di Cavour (conservatori e fedeli al re), la sinistra prevedeva l’allargamento del diritto di voto e soprattutto la liberazione di Roma e del Veneto.

Il brigantaggio meridionale
L’imposizione del Piemonte sulle altre regioni aveva portato molto malcontento soprattutto nell’Italia meridionale dove c’erano condizioni di miseria e sfruttamento che le masse contadine subivano da secoli. In questa situazione maturò il brigantaggio, un fenomeno che si era già manifestato nei secoli precedenti per reagire contro la pressione dei latifondisti. Questa volta però si trattava di una vera e propria ribellione di massa contro il nuovo stato.
Le bande di briganti facevano guerriglia ed erano composti da braccianti, renitenti alla leva e ex soldati borbonici.
Questo fenomeno del brigantaggio fu sostenuto da Francesco II di Borbone, che si trovava presso il papa e tentava di trasformare i briganti in un esercito per riappropriarsi del regno di Napoli.

Per questo il governo italiano mandò l’esercito regolare per reprimere la rivolta, dopo 4 anni l’insurrezione venne repressa.

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