La terza guerra d'indipendenza

Sia la destra che la sinistra volevano completare l’unificazione ma in modi diversi: i deputati di destra preferivano la diplomazia perché sapevano di doversi accordare con le potente europee per scacciare gli austriaci dal Veneto e le truppe francesi a Roma. La sinistra invece proponeva di fare insorgere la popolazione anche per rafforzare la propria influenza politica.
Il primo tentativo di liberare Roma si ebbe nel 1862 quando il presidente del consiglio Rattazzi ottenne dal re il permesso di affidare la missione a Garibaldi: napoleone terzo (re francese) rispose e i governanti italiani dovettero bloccare la spedizione: sull’Aspromonte ebbe luogo uno scontro a fuoco e Garibaldi venne ferito.
Come conseguenza Rattazzi si dimise e Garibaldi fu incarcerato. Il successore di Rattazzi fu Minghetti che decise di tornare sulla questione dell’unità facendo delle trattative con la Francia, nel 1864 venne stipulata la convenzione di settembre: Napoleone terzo ritirava le truppe da Roma ma in cambio il governo italiano doveva garantire l’integrità dei territori pontifici.
Inoltre la capitale italiana doveva essere trasferita a Firenze.
Questo accordo provocò gravi tensioni in Piemonte e minuetti fu sostituito dal Lamarmora. Nel frattempo il Papa Pio IX che voleva difendere il suo potere temporaneo fece pubblicare il sillabo ossia un documento che condannava il pensiero laico moderno e quindi aveva suscitato un’ondata anti-clericale in Europa. 
I governanti italiani accantonarono l’acquisizione del Lazio e si concentrarono a cacciare gli austriaci dal Veneto per fare questo venne stipulata un alleanza con la Prussia e iniziò la terza guerra di indipendenza italiana. 
Gli austriaci vinsero a Custoza e a Lissa. L’unico che vinse fu Garibaldi a Bezzecca, poi i prussiani vinsero a Sadowa e gli austriaci furono costretti a chiedere la pace di Vienna 3 ottobre 1866.
Il veneto venne consegnato all’Italia.
A Palermo il popolo insorse ma l’esercito regio intervenì. Anche a livello economico la situazione in Italia era disastrata e lo stato mise in vendita i beni confiscati agli enti religiosi e la pressione fiscale venne inasprita e questo pesò sulle masse rurale e le masse meno abbienti. La più pesante fu la tassa sul macinato introdotta da Quintino Sella.
L’anno dopo il primo ministro Rattazzi incoraggiò Garibaldi a organizzare un’altra spedizione su Roma, Garibaldi venne sconfitto a Mentana da Napoleone III. Il primo ministro italiano fu costretto a dimettersi e Garibaldi fu arrestato.
La situazione cambiò quando la Francia entrò in guerra contro la Prussia. Gli eserciti francesi vennero sconfitti e questo causò la caduta dell’impero francese. Per questo il 20 settembre 1870 i bersaglieri entrarono a Roma attraverso la breccia di porta pia, il 2 ottobre con un plebiscito la città fu annessa al regno d’Italia e divenne la capitale nel 1871.
Con la legge delle Guarentigie il governo regolò i rapporti con la chiesa: La chiesa poteva esercitare liberamente i poteri spirituali e il re riconosceva la sovranità del papa nel vaticano.

Pio IX respinse queste leggi e si rifiutò di riconoscere lo stato Italiano confermò così la sua linea di intransigenza. Con la famosa bolla non expedit la partecipazione dei cattolici alla vita politica del paese venne vietata.

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