L’età di Crispi e la svolta autoritaria di fine secolo

Alla morte di Depretis nel 1887 prese il suo posto Francesco Crispi, ex mazziniano che aveva partecipato alla spedizione dei mille, egli volle rafforzare le strutture dello stato in modo autoritario: con le conquiste coloniali e stroncando l’opposizione interna soprattutto del movimento operaio contadino.
Molto tesi furono i rapporti con il vaticano e infatti, si scatenò un’altra campagna anticlericale. Crispi fece poi approvare una legge sulla sanità pubblica, il nuovo codice penale zannardelli che aboliva la pena di morte e la libertà di sciopero.
In politica estera fece una guerra doganale con la Francia che rischiò di diventare un conflitto armato. 
Nel 1889 con il trattato di Uccialli riconobbe le conquiste in eritrea e ripose il protettorato in Etiopia. L’accordo fu firmato da negus Menelik. Inoltre completò la formazione della colonia eritrea nel mar rosso e pose il protettorato su alcune zone della Somalia, queste conquiste coloniali dovevano servire a risolvere il problema dei contadini meridionali, che dovevano trasferirsi nelle nuove terre per lavorare.
Intanto il movimento proletario nazionale si era diviso in due schieramenti: uno era il partito nazionalista rivoluzionario guidato da Andrea Costa e l’altro il partito operaio italiano, entrambi furono duramente perseguiti.
Al congresso di Genova 1892 i vari gruppi socialisti furono riuniti in un unico partito dei lavoratori italiani che prese il nome di partito socialista italiano, che richiedeva una giornata lavorativa di 8 ore, suffragio universale e sviluppo del sindacato.
Nel maggio del 1892 divenne presidente del consiglio Giovanni Giolitti che era favorevole alla libera organizzazione dei lavoratori. Fu Giolitti che affrontò la rivolta in Sicilia dei fasci di lavoratori e lo scandalo della banca romana che provocò la sua caduta.
Questa situazione difficile agevolò il ritorno di Crispi che reagì con forza contro le rivolte e sciolse il partito socialista e i sindacati. In più riprese la politica coloniale in Etiopia: gli italiani furono sconfitti ad Amba Alaginel 1895 e poi di nuovo ad Adua un anno dopo. Crispi fu costretto a dimettersi.
Il governo fu ridato da Di Rudinì che concluse la pace di Adis Abeba.
I problemi interni dell’Italia erano gravi e peggiorarono in questo periodo perché aumentarono i prezzi del grano e degli altri alimenti. L’episodio più grave si ebbe a Milano nel 1898 dove le truppe di Beccaris presero a cannonate la folla che protestava uccidendo un centinaio di persone, poi fu esteso lo stato di assedio a tutto il paese e molti capi socialisti vennero condannati tra cui Turati.
Il nuovo primo ministro Pelloux propose delle leggi liberticide che volevano aumentare il potere del re sospendere le leggi costituzionali e togliere il potere al parlamento.

Per impedire queste proposte i socialisti repubblicani e liberali si coalizzarono e paralizzarono il parlamento e quindi il sovrano fu costretto a indire nuove elezioni 1900. La tensione era talmente alta che il re Umberto I venne uccisola Gaetano Cresci il nuovo sovrano Vittorio Emanuele III affidò il governo a Zannardelli che come ministro dell’interno assunse giolitti. Lo scopo era riconoscere la libera organizzazione delle classi lavoratrici e accettare le lotte di classe.

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