Liberali e conservatori in Gran Bretagna, Ripresa del colonialismo inglese, La nascita del Giappone moderno

Liberali e conservatori in Gran Bretagna
A metà dell’ottocento l’Inghilterra era una potenza commerciale e un impero coloniale tutto questo perché aveva un solido impianto costituzionale e parlamentare che assecondava le riforme sociali e anche gli imprenditori della borghesia. La politica era governata dal partito liberale (sostegno ai ceti borghesi, libero scambio e colonialismo) nel 1867 il ministro Disraeli concesse il suffragio a tutte le classi medie e a quelle operaie. Il nuovo ministro Gladstone affrontò la questione irlandese proponendo una ridistribuzione delle terre per superare gli squilibri che facevano rimanere l’Irlanda arretrata, infatti la terra era tutta nelle mani di pochi latifondisti e i contadini dovevano emigrare. Poiché le classi dirigenti inglesi sostenevano i latifondisti inglesi si sviluppò in Irlanda un movimento autonomista per liberarsi da Londra ed emancipare le masse liberali inglesi. Il tentativo Gladstone di favorire gli inglesi fallì.

Ripresa del colonialismo inglese
I paesi occidentali nella seconda metà del secolo ripresero il colonialismo verso africa e Asia. Le aree colonizzate erano obbligate a sottostare ai trattati ineguali perché favorivano gli interessi dei paesi europei non dei colonizzati che non erano industrializzati.
Gli stati che maggiormente colonizzavano in questo periodo furono Gran Bretagna, Francia, Russia e Olanda.
L’Inghilterra dovette riorganizzare i domini coloniali. L’India era la colonia più importante. E nel 1857 ci furono diverse rivolte degli indigeni. Dopo che la rivolta fu repressa l’Inghilterra decise di controllare più da vicino l’India individuando un viceré.
L’Inghilterra e la Francia lavorarono insieme per costringere la Cina a commerciare con l’occidente. Non ci furono altre collaborazioni tra i due paesi.
La Francia conquistò l’Algeria il Senegal e l’Indocina. Anche la Russia fu molto attiva e conquistò il Turkestan e tolse alla Cina il bacino fluviale. l’Olanda invece consolidò le proprie conquiste in Indonesia.

La nascita del Giappone moderno
A metà dell’ottocento il Giappone era un sistema feudale, l’economia era basata sull’agricoltura e non commerciava con il mondo esterno. La popolazione era divisa in casta e l’imperatore era considerato una divinità. La religione era scintoista e tutto il potere era nelle mani dei feudatari. La più alta carica del paese era lo Shogun, sotto la casta aristocratica dei Daimyo c’erano i samurai utilizzati per formare l’esercito. I gradini più bassi erano occupati dai mercanti artigiani e masse rurali.
Per conservare questo ordinamento il paese doveva rimanere chiuso ai contatti con gli altri paesi.
Gli americani però entrarono nel porto e dopo altre potenze europee fecero lo stesso e costrinsero il Giappone ai trattati ineguali. Questo contatto sconvolse l’economia feudale del Giappone, fece aumentare i prezzi e mise in crisi la popolazione, la conseguenza fu una reazione contro gli stranieri e contro lo Shogun (movimento lealista). La ribellione venne soffocata dai colonizzatori. La guerra civile continuò ed ebbe inizio il periodo dei Meiji ovvero il governo illuminato che abolì l’ordinamento feudale e cercò di migliorare l’istruzione elementare e la capitale fu portata a Tokyo.
Sul versante economico il Giappone si industrializzò finanziandosi con prestiti esteri e prelievo fiscale dai contadini. Il mondo rurale quindi arretrò e l’industria progredì.

In campo politico si sviluppo l’autoritarismo tutto il potere era all’imperatore, il parlamento aveva pochi poteri ed era eletto solo dall’1% della popolazione. In breve il Giappone manifestò tendenze espansionistiche perché i mercanti interni non erano in grado di assorbire tutta la produzione nazionale. Il dominio giapponese si estese nell’area orientale.

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