Ripresa dell’autocrazia zarista e industrializzazione in Russia
Dopo l’omicidio di Alessandro II il nuovo zar Alessandro III attuò una politica autoritaria per eliminare le autonomie e la democrazia nella società russa. Le repressioni più dure furono contro le minoranze etniche. Inoltre il malcontento popolare causato dall’arretratezza del paese fu indirizzato verso le comunità ebraiche che dovettero subire i Pogrom ovvero delle devastazioni di interi villaggi ebraici.
Il governo zarista dovette industrializzare la Russia con l’intervento dello stato più che degli imprenditori così all’inizio del 900 la Russia ebbe un impianto industriale valido ma molto differenziato in alcune città, mentre tutto il territorio russo rimase arretrato.
Grazie alla ferrovia trans-siberiana venne colonizzata la siberia e poi la Russia prese sempre più potere nei Balcani per contrastare i turchi.
L’opposizione allo zar era molto forte in Russia e la società era divisa in tanti partiti, alcuni molto sovversivi, il partito social rivoluzionario puntava sulle insurrezioni contadine e gli attentati terroristici per rovesciare lo zar.
Si crearono dei gruppi sovversivi legati a Marx che volevano portare il proletariato al potere questi costituivano il partito socialdemocratico, ma subito dopo i capi di partito vennero arrestati tra quelli che si salvarono ci fu Lenin e fu lui a guidare un’altro congresso del partito socialista, in quell’occasione il partito si divise in due correnti i Menscevichi che erano una minoranza volevano creare un partito di massa come quelli occidentali, i Bolscevichi guidati da Lenin secondo cui il potere doveva essere formato da rivoluzionari professionisti legati agli operai per attuare una rivoluzione socialista.
All’inizio le forme di protesta più diffuse erano gli scioperi che venivano però repressi dallo zar, successivamente si ebbero delle insurrezioni rivoluzionarie vere e proprie.
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