Impronta ecologica, produttività e sviluppo sostenibile

L'impatto esercitato dalle attività e dai consumi umani sull'ecosistema terrestre è detto impronta ecologica e fu proposto dallo scienziato canadese Mathis Wackernagel, direttore del sustainability program.
Esso rappresenta il segno lasciato dall'uomo a livello individuale, di famiglia, di città, di popolazione o di nazione sull'area occupata esclusivamente per il consumo annuale delle risorse e l'assimilazione dei rifiuti generati.
L'impronta ecologica è perciò un indicatore ambientale capace di descrivere il carico delle attività umane sulle risorse in base all'area totale degli ecosistemi terrestri e acquatici.
Essa si valuta con questa formula:

Impatto = (Numero di individui) x (consumo pro capite medio)

La biocapacità è la capacità di un territorio di produrre materiale biologico utile all'uomo e di assorbirne i rifiuti prodotti.
Essa viene stimata attraverso la quantificazione delle superfici di terreno che potenzialmente possono produrre beni e servizi come:
  • terreni coltivabili;
  • aree utilizzate per il pascolo;
  • area marina produttiva;
  • area di foresta;
  • terreni edificati;
  • uso di risorse non rinnovabili;
L'unità di misura dell'impronta ecologica, è l'ettaro globale che corrisponde a un ettaro di spazio produttivo con produttività pari a quella media mondiale calcolata per le terre e le acque biologicamente produttive.

Produttività
La produttività è la quantità di biomassa prodotta in un dato intervallo di tempo in una data area, di terra o ricoperta di acqua, detta area biologicamente produttiva, nella quale avviene una significativa attività fotosintetica e quindi un accumulo di sostanza organica utile per la popolazione umana. Per ogni tipologia di superficie può essere calcolata la biocapacità moltiplicando la superficie (in ettari) per un fattore di produzione e per un fattore di equivalenza.

  • se impronta ecologica > biocapacità, stiamo consumando più risorse di quelle disponibili;
  • se impronta ecologica ≤ biocapacità, viviamo in modo sostenibile.
Secondo i calcoli più recenti l'impronta ecologica dell'umanità è di 2,2 ettari globali pro-capite.
L'Italia ha un'impronta ecologica su scala nazionale di 4,2 ettari per cittadino e occupa il 29° posto nella classifica globale.
Poiché il rapporto fra il numero della popolazione e la superficie di territorio disponibile è di 1,3 ettari a persona, ettari a persona, si ha un deficit ecologico di -2,9 ettari per persona.

Sviluppo sostenibile
Il problema di reperire le risorse necessarie al soddisfacimento dei bisogni primari, per una popolazione mondiale in accrescimento costante fu affrontato nel corso degli anni Ottanta a partire dal rapporto UNEP del 1987 sul futuro del pianeta, alla Conferenza di Rio del 1992 e nell'agenda XXI.
Le nazioni unite definiscono lo sviluppo sostenibile come un progresso economico e sociale che comporti il miglioramento della qualità della vita delle persone e quindi risponda alle necessità delle attuali generazioni senza danneggiare le risorse della terra, in modo tale da consentire alle generazione future di soddisfare le proprie esigenze.
Lo sviluppo sostenibile gravita intorno a due concetti chiavi: quello di equità intra-generazionale, che richiede di limitare lo sfruttamento dell'ambiente, oggi, per evitare di danneggiare le generazioni di domani.

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