La svolta demografica di fine ottocento, L’Italia nell’età giolittiana, Il protezionismo di Giolitti, La guerra di Libia,
La svolta demografica di fine ottocento
Fino al 1750 la popolazione Europea aveva avuto momenti di regresso. Nella seconda metà del secolo la popolazione ha iniziato nettamente a crescere. L’Ottocento rappresenta un secolo di passaggio soprattutto per le scoperte scientifiche :
- Pasteur scoprì la sterilizzazione;
- Koch, scoprì l’organismo responsabile della tubercolosi.
In generale l’ottocento vide un miglioramento delle condizioni di vita e dei ceti più poveri, e un’abbassamento della mortalità infantile.
Gran parte della popolazione si spostò dalle campagne alle città e per questo le condizioni di vita in città migliorarono nettamente per esempio l’elettricità in casa e l’acqua corrente, scesero anche i prezzi dei generi di consumo.
All’inizio del ‘900 la principale potenza economica dell’Europa era la Germania che aveva una classe operaia molto organizzata. Per questo il partita socialista tedesco divenne molto potente.
L’Italia nell’età giolittiana
In Italia Giolitti comprese l’importanza dei contadini e degli operai e che la politica doveva stare dalla parte delle masse popolari, quindi lo stato non doveva intervenire negli scioperi ma solo garantire l’ordine per essere un imparziale.
Giolitti era un conservatore quindi, aveva capito che non si poteva più mantenere la società come prima perché basata sulla disuguaglianza economica, ma c’era bisogno del consenso delle masse.
Giolitti riuscì a collaborare anche con il socialista Filippo Turati che mirava al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori.
Nel settembre del 1904 venne indetto il primo sciopero generale nazionale. In risposta Giolitti ordinò di non intervenire e questa linea ebbe successo.
Le riforme da ottenere erano il suffragio universale, l’imposta progressiva sui redditi e il potenziamento dell’istruzione pubblica.
Alla fine dell’Ottocento l’industria automobilistica ebbe uno sviluppo enorme, anche se molte ditte erano solo officine con degli artigiani, vista la buona qualità delle vetture la richiesta di macchine italiane all’estero aumentò.
Questa crescita riguardò soltanto il nord.
Il protezionismo di Giolitti
Questo sviluppo industriale fu reso possibile dalle leggi protezionistiche che impedivano alle merci straniere di avere prezzi bassi sul mercato italiano. Anche l’industria dell’acciaio beneficiò del protezionismo (nel 1914 viene prodotto 1 milione di tonnellate di acciaio).
Il protezionismo svantaggiava il sud perché non erano sviluppati a livello industriale e dovevano acquistare solo prodotti italiani (qualità inferiore, prezzo più alto).
Una decisione di Giolitti molto contestata era quella di lasciare il dazio sul grano: il grano proveniente dagli stati uniti costava così molto di più e il costo del pane non diminuiva (svantaggio dei ceti popolari), però i latifondisti vennero favoriti da questa scelta. Infatti Giolitti in questo modo ebbe il sostegno parlamentare di molti politici meridionali.
Gaetano Salvemini era un critico di Giolitti perché lo accusava di tutelare solo gli interessi del nord ignorando il sud.
La guerra di Libia
Nel 1911 la Francia e l’Italia si spartirono i territori nord-africani che non erano ancora stati colonizzati dagli altri paesi e quindi l’Italia potè conquistare la Libia.
Non era la prima impresa coloniale dell’Italia, la prima era stata l’Etiopia già nel 1896, ma fu una sconfitta. La guerra di Libia invece durò un anno e la Libia diventò una colonia italiana (solo la fascia costiera era sotto controllo).
La conquista della Libia fu celebrata da tutti anche dai cattolici che fino alla fine del ‘900 non avevano partecipato alla vita politica.
Dopo la guerra di Libia invece i cattolici iniziarono a partecipare come gli altri cittadini. Gli unici a opporsi furono i socialisti perché la guerra non avrebbe portato vantaggi alle classi popolari ma solo agli industriali.
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